Oggi, dunque, è l’ultimo pezzo dell’anno in corso. Fra poche ore stureremo la bottiglia che è già in freddo, sul davanzale di cucina e inaugureremo il nuovo anno. Al di la delle speranze di maniera, da troppo tempo, ormai, ho smesso di sperare in qualcosa di meglio e di positivo da aspettarci a breve, anche se poi gli auspici, formali più che sostanziali, sono in quella direzione.
Distratto come sono, altri dicono svanito e non so se sia indulgenza affettuosa o palese malignità, non posso ignorare un dato personale. Se sottraggo duecentosessantasei, i miei pezzi dell’anno, a trecentosessantacinque, ne devo desumere che circa un terzo del mio tempo l’ho trascorso altrove, non a Venezia dove scrivo i miei pensieri oziosi. Un dato interessante per me che, invece, mi sento alquanto stanziale.
L’anno che si apre ci porta, da subito, alcune novità e non penso tanto o soltanto alla Legge Finanziaria appena passata, grazie al ricorso alla Fiducia, quanto alla fattura elettronica, a Matera e al suo anno magico come anche a Venezia, la “mia” Venezia. Pochi minuti fa, a Prima Pagina, una giovane materana che si diceva parte della macchina organizzativa di accoglienza, manifestava preoccupazione per le prime battute di cui è testimone. Le feste in corso hanno riversato sulla città le prime folle di visitatori che vorrebbero evitarsi le punte eccessive, in corso di stagione, ed è già il caos.
Le nostre città d’arte (e cultura), come Roma, Firenze, Napoli e Venezia, per citarne solo le più note, da un lato godono del boom turistico mentre poi rischiano il collasso, la morte per asfissia. Conosco abbastanza bene Roma e Venezia, meno Firenze che si pone, per popolazione, fra le due altre. Queste due città che pure sono molto diverse fra loro, per morfologia, ampiezza e composizione dei visitatori, hanno in comune l’assalto dei turisti, emblematicamente rappresentati dai troppi pullman che sostano, in giro per la città. L’ultima volta, recente, che ero nell’Urbe e sono passato in zona Vaticano, sono rimasto quasi traumatizzato dal numero di bus turistici fermi, in attesa di recuperare i probabili pellegrini, e non si era di domenica.
Se Roma deve coesistere con i problemi di una capitale che è anche città d’arte ma anche, e soprattutto, contenitore del Vaticano, Venezia che è piccola deve gestire l’assalto quotidiano, almeno per due terzi dell’anno, di turisti di varie tipologie, come anche i pendolari che vengono qui per lavoro, per soddisfare le richieste e i bisogni dei visitatori e, in subordine, dei residenti. Rifornire una città unica come la nostra non è facile, dovendo usare solo vie d’acqua, coi barconi da carico e poi i carrelli a mano per raggiungere i negozi e gli esercizi pubblici che non sono posti direttamente sull’acqua ma, magari, in una calle stretta e invasa da turisti, distratti e trasognati per la bellezza e l’unicità del sito.
Dopo un tentativo di mettere degli accessi diversificati, fra residenti e turisti, il cui esito mi è ignoto ma credo fallimentare, l’ultima trovata per il prossimo anno è un pedaggio, una tassa per il turista di passo. Sono molto curioso di apprendere le modalità di riscossione della nuova tassa e se dovrò andare in giro con un certificato di residenza, per passeggiare liberamente e per tornare a pranzo a casa. La mia unica certezza è che lo strumento, ammesso funzioni, servirà a fare cassa e non limiterà, in alcun modo, il turismo mordi e fuggi.