CONTROMATTINALE 263/18

C’è, da sempre, una locuzione che è un luogo comune e che mi spinge alle mosse più bieche e apotropaiche. Quando sento “mai più” mi dico che ci risiamo e dato che non sono più un ragazzino, penso ai vari casi ed ambiti di “mai più” abusati e riproposti, ogni volta.
Mai più stragi annunciate, mai più costruzioni abusive, mai più evasione fiscale di massa, mai più leggi ad personam, mai più voto di scambio, mai più connivenze con le criminalità organizzate e dunque mai più Camorra, Mafia, Ndrangheta e Sacra corona unita. Mai più sussidi, ai non aventi diritto e mai più evasori fiscali. Mai più tifo violento e morti agli stadi calcistici.

Spesso i cronisti più giovani pensano di avere scoperto fenomeni nuovi come,appunto, il teppismo più becero e violento allo stadio.Senza scomodare la storia romana, quella antica del Colosseo e del Foro, posso personalmente ricordare la scena raccontatami dal mio amico Renato, con lui quattordicenne che viene fatto scudo dal corpo atletico del padre, un ufficiale di cavalleria, solo venti anni in più del figlio, che lo protegge dalla violenza teppistica allo stadio Vomero a Napoli. Una scena di almeno sessanta anni fa e infatti il San Paolo non c’era ancora.

Poi, negli anni settanta, ancora giovane dirigente d’azienda, ho assistito con sgomento alla preparazione di alcuni incontri della squadra del Torino, col mio capo che era il padrone dell’azienda in cui lavoravo, uno tutto fabbrica, chiesa e casa ma che per il fine settimana si trasformava. Non è necessario essere come Gassman nel film di Risi, sottoproletario affamato e tifoso da paura. Anche seri industriali, come il mio capo e come, immagino, gli Agnelli, attivano e usano i facinorosi in un accordo, nemmeno troppo tacito, in cui non si capisce più chi usa chi. Spesso, infatti, sono le tifoserie organizzate a mo’ di squadrismo fascista, a prendere il sopravvento rispetto al club che le finanzia. Quando poi ci scappa il morto, le lacrime di coccodrillo e i “mai più” si sprecano, assieme a provvedimenti solo di facciata.

Leggevo ieri sera alcuni commenti sull’ultimo episodio che ha coinvolto la partita dell’Inter contro il Napoli, dai soliti cori razzisti al morto investito fuori dallo stadio S.Siro. Un amico,giornalista e direttore di testata in pensione, manifestava la propria tiepida commozione verso la morte di un facinoroso noto nella tifoseria ultra e neo fascista, subito corretto dal solito buonista per cui ogni vita umana sarebbe preziosa. Certo, ma chi “se la va a cercare”, chi ha la recidiva, può anche mettere in conto la fine drammatica della propria inutile, se non dannosa, vita.

Dopo un così grave episodio, non nuovo peraltro, si ferma il Campionato? Si squalifica la squadra? La si fa giocare per tutto l’anno, senza pubblico? Nossignore, un paio di giornate senza tifo e tutto prosegue come sempre. Con oggetti impropri che entrano nello stadio, con le tifoserie delle curve che espongono maxi striscioni antisemiti, definiti goliardici dagli stessi club che ignorano il Codice Penale e con i calciatori di colore insultati a sangue.
Fingere che non ci sia una regia dietro tutto questo è ridicolo e lo sa bene lo stesso questore di Milano, già arbitro di serie A e B.

Fermare il Campionato per un anno può sembrare una misura eccessiva che non sarebbe solo un danno economico rilevante per tutti ma potrebbe anche far fallire società già in crisi economica endemica. Senza misure drastiche però, il “mai più” diventa “alla prossima volta” che si proporrà al più presto, fino al prossimo mai più.

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