Chi mi conosce sa bene come io tenda ad essere indulgente verso alcuni aspetti controversi della cultura meridionale. Mi sono formato a Napoli e, come non pochi napoletani, non solo ero insofferenze verso i tanti vizi specifici di quella città ma anche di tutta la penisola a sud di Roma. Eppure, a distanza di più di mezzo secolo da quando me ne sono allontanato con sollievo per vivere al Nord, mi turba ancora oggi vederne affiorare gli aspetti più deteriori. Intendiamoci, non sono un illuso, so bene che certi cambiamenti radicali sono impossibili. Se mafie e camorre varie hanno trovato spazio, non è solo per sfortuna quanto per un bisogno aberrante di potere alternativo a quello ufficiale, esercitato dallo Stato. Talora il potere centrale si fa sentire con blitz polizieschi e con processi che fanno storia ma troppo spesso i poteri locali non solo scendono a patti ma addirittura, si appoggiano ai potentati locali, indipendentemente dalla loro liceità.
Non è necessario, quindi, essere mafiosi per adottarne metodi e mentalità e, anzi, ribadisco, quel tipo di criminalità è solo una faccia particolarmente aberrante ed eversiva di quella sub cultura che non subisce ma genera il fenomeno. Non mi ha stupito, anche se mi ha addolorato quindi, sentire ieri che in Sicilia si occultavano i decessi. I dati relativi a quelli derivanti da pandemia pare venissero taroccati, ritardati per non risultare ultimi della classe e, soprattutto, per restare in arancione ed evitare l’inevitabile, il rosso scuro. Non mi è affatto chiaro come si potessero “spalmare nel tempo” dei dati difficilmente occultabili come quello dei decessi ma pare che lo stessero facendo da tempo. Intercettazioni telefoniche e documenti riservati parlano chiaro. C’era una volontà deliberata di manipolare dei dati che dovrebbero essere più che ufficiali.
Chi mi legge con assiduità sa bene come fossi scettico sui dati relativi ai contagi e al valore indice che dovrebbe darci il tasso di positività, che significa il livello di diffusione del virus. Devo ammettere però che non avrei ma potuto immaginare che perfino un valore assoluto inoppugnabile potesse, invece, essere manipolato senza scrupoli. In questo caso immagino che la Mafia non sia coinvolta, almeno direttamente, ma penso piuttosto alla mentalità locale che è poi terreno di coltura della criminalità organizzata. In una città come la Napoli che ricordo, dove fermarsi ai semafori rossi non solo era considerato una stravaganza esotica d’importazione ma, addirittura, un disturbo per il traffico, l’organizzazione alternativa, più o meno eversiva, ha spazio a iosa. La storia recente e remota di quella realtà sociale ce lo conferma.
Chi mi legge con assiduità, e scuserete se mi ripeto,sa bene come avessi espresso da tempo la preoccupazione per possibili abusi e malversazioni derivanti dall’emergenza. Fra forniture di mascherine, come accaduto già in Lombardia e di siringhe a perdere, fra vaccini bidose e relative priorità di scelta e di somministrazione, mi aspetto altrettanti scandali ad orologeria, nel senso che nei prossimi anni avremo aule di tribunali intasate da dibattimenti processuali che vedranno la parola fine molti anni dopo la mia stessa fine. Facile prendercela con sciacalli del Nord o con manipolatori di statistiche del Sud. Invertendo i fattori il prodotto non cambia e quindi consentitemi di fare, per una volta, il Bartali degli ultimi anni, scettico e ripetitivo nel suo parteciparcelo.
I gendarmi francesi non fanno complimenti coi clandestini che cercano di passare dall’Italia in Francia. Ci raccontano di una famiglia intercettata e ributtata qui da noi e fin qui, nulla di nuovo. Il dato impressionante è quello della ragazzina che è parte del nucleo familiare e che è in ospedale. Nessuna frattura o ferita al corpo quanto una ferita forse peggiore. E’ stata ricoverata sotto choc per l’andamento della vicenda. Poliziotti francesi brutali? Ragazzina iper sensibile? Non lo so ma ne leggo le conseguenze e non ci sto affatto bene, anche se poi potrebbero essere arabi islamici e nemici di Israele. Poi sento di centinaia di animali che a casa del blocco di Suez soffrono per sete e fame, fino a morirne e ci sto male ma, in caso, ne parleremo in seguito.