La notizia di una morte violenta è sempre fonte di rimpianto. Se poi la vittima è una donna giornalista questo assume toni ben più accorati del normale e infatti la notizia dell’ennesima giornalista uccisa in Ucraina ha “fatto notizia”. Abituati come siamo a vedere alcuni nostri corrispondenti televisivi abbigliati ad hoc, con giubbotto e casco protettivi più la vistosa fascia con la scritta PRESS, dimentichiamo spesso la nutrita categoria degli inviati che se ne stanno in albergo e che scrivono, o addirittura filmano, i loro servizi sorseggiando aperitivi e digestivi. La poverina non è morta nell’esercizio della sua professione ma all’interno della sua stessa abitazione, colpita come possiamo vedere ogni sera in televisione, da qualche ordigno in missione speciale.
Un brutto episodio che ci ricorda l’elevato numero di giornalisti morti nell’arco di questo primo mese di guerra in Ucraina ma che mi rimanda anche ad un vecchio film di Claude Lelouch con un romantico corrispondente di guerra, Vivere per vivere, interpretato da Ives Montand, un francese che era in realtà un oriundo italiano, dal bel nome di Ivo Livi. Prima di quello mi ero emozionato alla vista della coppia Trentignan Aimè di cui, potete capirmi, ricordo ben più volentieri la seconda. Quel pilota da 24 ore di Le Mans che usa la stessa auto poi per correre in Costa azzurra per incontrare la sua bella era poco credibile, almeno per chi capisce qualcosa di sport motoristici. Non esiste proprio che un’auto speciale, preparata per le competizioni, ancorché di durata, venga usata per una gita fuori porta. Chissà poi se Trentignan fosse stato scelto per il suo bel viso da buono stralunato o se, piuttosto per il suo cognome, lo stesso di un parente, Maurice, che correva in formula uno negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, detto sia cacca di topo, in francese però, sia pilota gentiluomo.
Il nipote attore, francese anche lui ovviamente, fece una carriera brillante, grazie al cinema italiano e in specie alla sua interpretazione, come spalla di Gassman, nel film di Dino Risi, Il sorpasso in cui il personaggio ingenuo e stralunato, muore nell’Aurelia spider che, appunto per un sorpasso criminale, precipita nei flutti nostrani. E poi lo ricordate invece nel film di Scola, La terrazza? No? Pazienza ma trovo interessante come un francese abbia interpretato più di un personaggio tipicamente italiani, a sottolineare come la finzione cinematografica possa lavorare bene perfino nel manipolare la realtà.
La guerra in atto non ha quasi nulla di finto, con le fosse comuni e le case da abitazioni sventrate ma basta ribattezzare una guerra di conquista come operazione speciale e tutto si ridimensiona. Da giorni mi accade però di domandarmi se moriremo a causa di questa operazione e se per caso, di speciale, non ci sarà l’uso della bomba, quella speciale davvero.