CONTROMATTINALE 215/20

Continuo a procrastinare un tema leggero che ho in mente e che parlerà di Dogi, perché ogni giorno me se ne offrono altri, più urgenti ma anche  più deprimenti. Prendete la faccenda della modella esotica di Gucci. Sono stato fra i primi a dire che mi piace, pur essendo apparentemente poco curata, con quei sopracciglioni non depilati e quei lineamenti, obiettivamente disarmonici. Polemica da subito e poi ancora, consolidata a mano a mano che arrivavano sue altre immagini. Mi è piaciuta pochissimo, invece, la foto della stessa modella, braccio alzato in saluto nazi fascista e, per giunta, con l’altare della patria sullo sfondo. Credo di conoscere, almeno in parte, le motivazioni pubblicitarie della moda, alta, media e bassa ma ci sono limiti che andrebbero considerati. Ad esempio, quello del buon gusto.

Chissà se lo stilista di Gucci, non so chi sia ma accetto scommesse al buio sulla sua gayezza, ha scelto lui di far scattare la foto reato, quella che va contro la legge sull’apologia del Fascismo, ma è certamente lui che l’ha scelta e responsabile di un’altra foto che circola a corredo delle precedenti. Due modelli maschietti che sembrano usciti dal film La Dolce Vita, indossano vezzosi reggicalze e calze di nylon, senza nessun altro indumento in quella zona, mentre al di sopra sfoggiano abbigliamento e accessori tutti al femminile. E’ naturale, Gucci è una maison di moda femminile anche se credo di ricordare dei mocassini maschili, corredati dal caratteristico marchio borchia.

Da sempre il mondo della moda è tiranneggiato da sarti, poi passati di ruolo col nome di stilisti, che odiano le donne ma che pretendono di vestirle, poco interessati come sono a spogliarle e a rivelarne le avvenenze nascoste. Modelle sempre più giovani e anoressiche propongono i capi delle sfilate e ogni volta mi domando se sia più desumibile il marcato odio invidioso verso le donne o il desiderio di assomigliare loro. Non essendo dotati di tette e culo, insistono a voler vestire donne che hanno le forme di maschi adolescenti. Roba da convocare un congresso di strizzacervelli perché il fenomeno non solo s’inserisce in un settore produttivo formidabile ma inquina anche aspetti del costume delle nostre società occidentali. Infatti per i Paesi arabi, ad esempio, sia l’abbigliamento che la cosmesi seguono linee guida diverse, con prodotti ad hoc.

Non sono sciocco al punto di fingere d’ignorare come la moda risponda con prodotti che sono richiesti dal mercato, fatto da signore e signorine che vorrebbero essere magre ma che combattono, e spesso perdono la guerra, con la  bilancia. Proverbiali le diete che s’inaugurano in primavera, a ridosso di bikini, monokini e monoblocchi, ovvero costumi da mare che coprono tutto. Queste muovono altri mercati, da quello degli integratori alimentari a quello della chirurgia estetica, fino a quello delle palestre e del pilates o della ginnastica di gruppo in piscina.

Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina? La moda determina o segue il gusto del consumatore, vocabolo anche maschile perché le donne vogliono piacere soprattutto ai loro uomini, come a quelli delle altre? Solo poche sono orientate a voler sedurre loro interfaccia di genere. Oggi vi lascio così, senza tirare le fila del discorso, biasimando il saluto fascista usato da una maison che forse qualche precedente specifico, durante il  ventennio, l’aveva già. Ma questa è un’altra storia, anzi è già Storia.

CONTROMATTINALE 214/20

Vi sto scrivendo al buio, da Venezia dopo che, un’ora fa, nell’alzarmi dal letto ho constatato la verità del detto che termina con “rosso di mattina la pioggia s’avvicina”. Dopo il rosso, il nero e non è politica ma metereologia. Pensare che stamattina volevo parlarvi di un personaggio che è l’opposto del grigio e del nero ma non ce la farò. Nel frattempo, a proposito di nero, apprendo dettagli sulla manifestazione negazionista e ribellista di Berlino. Pare si siano dati convegno alcuni gruppi delle più varie espressioni della destra peggiore. Manifestazione prima non autorizzata, poi autorizzata per evitare guai che poi si sono proposti comunque, quando le autorità di polizia sono intervenute contestando il mancato rispetto delle norme sul distanziamento che quelli… contestavano. Insomma, un pasticcio che mette assieme contraddizioni e superficialità di entrambe le posizioni.

Credo, temo che la pandemia stia servendo a molti che non vedono l’ora di gridare al “gombloddo”per esprimere teorie bislacche. Poco fa ho visto un video in cui un cliente di un supermercato, forte accento romano e argomentazioni modeste, corredate da dati roboanti e privi di senso comune, provocava una cassiera portandola all’esasperazione. Pretendere di frequentare locali aperti al pubblico senza rispetto per le norme vigenti, contestandole nella forma e nel merito, è cialtrone. Stattene a casa se sei contro ma “lasciaci lavorare”.

I dati piuttosto altalenanti che prevedono, da un lato, il calo di consensi per Salvini a favore di Meloni, sono poi superati da quelli che ipotizzano, invece, una vittoria storica dei due in Emilia. Non mi stupisce se teniamo conto della base elettorale di quella coppia di camerati che un tempo si dividevano i consensi tra loro, base Nord e base Sud e adesso sono molto più miscelati fra loro. Sospetto che se ne avessero avuto il tempo e il modo, entrambi sarebbero stati a Berlino, in piena armonia con le altre forze politiche, negazioniste e ribelliste. Circola da tempo la teoria che nega le morti ascrivibili al virus e, ancora di più, i dati sulle terapie intensive e, ovviamente, sui positivi più o meno asintomatici.  Una specie di Grande Fratello mondiale sarebbe ispiratore di un morbo, forse perfino inesistente, necessario per renderci tutti succubi e schiavi.

I populisti nostrani ce l’hanno con la Merkel, con l’euro, con i fondi stanziati in Europa, con norme future volte a contrastare sia l’emergenza sanitaria che la conseguente crisi economica. Non basta, perché sempre loro, nel constatare le mille falle del sistema, non ci dicono come sarebbero intervenuti ma indicano errori e buchi decisionali quasi inevitabili, a fronte di una situazione inedita per noi. Emblematica, infatti, la scelta di inviare aiuti alla Cina, prima nazione colpita in ordine di tempo, quegli stessi beni che poi ci sono mancati in fase successiva. Avremmo dovuto tenerceli stretti per poi farci accusare di mancata solidarietà internazionale? Difficile gestire un Paese ma anche di più se si continua a tenere d’occhio il barometro elettorale.

Abbiamo imparato, da tempo, a diffidare delle previsioni che ci arrivano dai Soloni dei sondaggi. Perfino i dati rilevati all’uscita dai seggi si rilevano, talora, insinceri e fuorvianti. Mentre i dati dovrebbero già essere oscurati per l’avvicinarsi della consultazione, vedrete che il Paese si fermerà fino a quella data. Noi funzioniamo così, che ci vuoi fare.

CONTROMATTINALE 213/20

Poco fa, rispondevo ad un amico che mi dichiarava tutto il suo fastidio verso la destra, in generale, e la qualità della sua attuale opposizione, in particolare. Gli ho detto che da elettore di sinistra non mi disturba troppo la nota cialtroneria dei soliti noti, quanto quella dei nostri rappresentanti di sinistra. Oggi poi che sono costretti ad un accordo per me contro natura, coi Cinque stelle, il mio disagio è anche maggiore del solito.

Ci dicono che il referendum ormai alle porte, secondo i sondaggi potrebbe raccogliere esito positivo, in assenza di quorum, che oggi sarebbe attorno all’ottanta per cento. Stamattina poi qualcuno attacca il Segretario in servizio, quello Zingaretti che forse come Presidente di Regione andava bene ma che come leader di partito appare opaco e al traino di altri. La buona notizia che non so quanto attendibile, ci parla di una nuova segreteria, più vicina a Renzi e derivati, che potrebbe ricucire alcune defezioni,  quella dei renziani per prima.

La cattiva notizia, come sempre presente per riequilibrio, ci propone una Meloni in ascesa, ai massimi storici della sua compagine di nostalgici del Fascismo ma che non lo dicono apertamente, salvo omaggi a Predappio. La crescita di Fratelli d’Italia che non è più solo un inno patriottico, anzi l’incipit dell’inno nazionale, ma l’ex partitino della pasionaria dal marcato accento romanesco, sembra per ora un dato di fatto inoppugnabile, tutto o quasi tutto, a danno di Salvini.

Anni fa i due Partiti erano satelliti di quello di Berlusconi che per decenni ha spadroneggiato qui da noi. Poi, largo ai giovani, fra l”ictus del vecchio fondatore e scandali vari, il nuovo che avanza ci sfornò il dee jay che passò, in breve, dallo sfottò pesante contro i meridionali puzzoni, a chiedere il loro voto xenofobo. Talmente abile, da esibire ai comizi il classico zio Tom, il negro buono da mostrare in favore di telecamere, come testimonial della sua personale pubblicità costante. Poi, fra l’estate scorsa e la presente, qualcosa si deve esser rotto perché a destra della destra che era a destra di Berlusconi, emerge la signora onorevole Giorgia Meloni. Non ne conosco abbastanza i risvolti sovranisti che immagino coabitare con le nostalgie per il ventennio, non quello di Arcore ma quello di Predappio.  Mi preoccupa però la costante tendenza a slittare verso posizioni sempre meno moderate, espresse in questa staffetta fra Partiti e relativi leader.

Facile, da destra, criticare la criticabilissima gestione della crisi sanitaria. Facile, da destra, sollecitare, mediante referendum, quella riforma solo parziale che in un precedente referendum venne respinta, sempre da destra ma con collusioni d’alemiane. Le Riforme (maiuscola d’obbligo) sono una faccenda seria. Se rabberciate e parziali sono dei boomerang come, di fatto, è stata quella elettorale. La Riforma bocciata era nella direzione di un cambio radicale. L’eliminazione del Senato, poi divenuta una sua modifica e ridimensionamento, può piacere o non piacere ma spacchettarne un aspetto propedeutico ad altri, è demagogico e privo di senso. Mentre si apriranno le scuole, in ordine sparso, proprio in quelle stesse sedi e negli stessi giorni, ci recheremo a votare su varie materie, dalle regionali al referendum e altre ancora. Mettere tutto assieme forse ci fa risparmiare euro ma se io stesso che mi considero mediamente informato, ho poche idee e molto confuse, le altre persone meno informate, come si regoleranno? Su che basi? Quale l’informazione?

 

CONTROMATTINALE 212/20

Confesso di non essere particolarmente informato su sovranismo e sovranisti nostrani ma credo di sapere che alcuni teorici conservatori, in opposizione all’europeismo, forti di analoghi movimenti europei, massimamente ex comunisti dell’Est, vorrebbero tornare indietro o, almeno, frenare rispetto all’integrazione europea. Potrei provare ad esprimermi a favore dell’Europa che sognavano i firmatari del Manifesto di Ventotene ma preferisco raccontarvi la storia dei miei avi che, in parte, dovrebbe proprio rispondere a quei signori e signore.

La mia bisnonna materna, in pieno ottocento,  Fontanella sposata Foà, era ricevuta da Maria Luigia, a Parma  e con lei si dilettavano di musica e di tricotage. L’assetto che conosciamo oggi era di la da venite anche se mia nonna, Eleonora Sereni, nata nel milleottosettanta a Roma, fu tra i primi ebrei a nascere fuori dal ghetto. Suo marito, nonno Eugenio Foà, da Parma si trovò a Napoli come giovane ufficiale di complemento e, all’ombra del Vesuvio si fermò, mise su famiglia con la romana Sereni e mise su un’industria che richiamo’, come collaboratori, alcuni fratelli parmigiani mentre altri due si trasferivano, piuttosto, a Milano. In una generazione si passò dall’Italia napoleonica  frazionata, mera espressione geografica, all’Italia savoiarda unita, coi Borbone sconfitti.

Si salta una generazione e io che ero cresciuto e mi sono formato a Napoli, fino alla laurea,  ne sono fuggito per Milano, per scelta di vita e soprattutto professionale. All’impiego in banca  avevo preferito altro che, allora e forse perfino oggi, solo a Milano potevo sviluppare come ho fatto, con alterne vicende di cui sono, complessivamente soddisfatto e ve lo scrivo da Venezia dove vivo da più di dodici anni, non da Capri.  Potreste dirmi, a buona ragione, che sono uno dei tanti che, emigrando all’interno, ha depauperato, se non di un’intelligenza, una preparazione specifica elitaria, in anni in cui le lauree non erano ancora inflazionate. E allora passo alla generazione successiva alla mia.

La figlia di mio cugino, quello  di cui ero omonimo e che ci ha lasciati solo poche settimane fa, da Napoli dove si era laureata brillantemente, credo in Biologia, dopo una serie di umilianti esperienze fra Centro e Sud Italia,  in ambito accademico o di ricerca, da anni vive in Svezia, ha acquisito posizione professionale eccellente, ha sposato un collega portoghese e oggi ha una bimba che ha lingua madre italiana, papà di lingua portoghese, lingua scolastica svedese e poi puoi giurarci, a scuola le insegneranno l’inglese. Una ragazzina che, dalla stagnante situazione all’ombra del Vesuvio, dal nonno monolingue passa a nascere già internazionale ed EUROPEA, sbaglio?

Se consideriamo, non solo  i sovranisti ma i loro contigui neo borbonici, potremmo dare perfino loro ragione  se ci ricordassero non solo la cessione di sovranità fra Regno delle due Sicilie e Piemonte, ma anche la  relativa spoliazione, prima di beni e poi di mano d’opera, successiva agli anni 40 e alla guerra. Indietro non si torna però e ai sovranisti ricordo come la cessione di sovranità, più o meno sgradevole, serve a fare fronte comune nei confronti di USA ma soprattutto di Paesi, emergenti sul piano economico produttivo e estremamente insidiosi su quello geopolitico. Una democrazia imperfetta e per nulla compiuta si pone in dialettica con  Paesi che, storicamente e tuttora,  ignorano le basi del sistema democratico. Uno scontro già in atto, dagli esiti incerti e preoccupanti che pone i sovranisti al di fuori della Storia e perfino dell’attualità più contingente.

CONTROMATTINALE 211/20

Non voglio più tediarvi con Briatore che, peraltro è solo un personaggio emblematico, uno dei tanti, del nostro cialtronismo italico. Posso solo integrare notando, senza alcuno stupore, come i vari avventori delle varie discoteche smeraldine, tutte iper affollate e senza protezione individuale, abbiano lasciato numeri di cellulare fasulli. Impossibile contattarli per invitarli a farsi fare il tampone. Un esame semplice, veloce e sicuro ci garantiscono nei TG, proponendoci all’infinito il faccione di un noto personaggio della Protezione civile che vi si sottopone.

Come sempre, la frattura fra libro dei sogni e realtà ci arriva poi dalle testimonianze. Una signora, in rientro dalla Grecia pochi giorni fa, è stata quasi insultata da un infermiere che a Fiumicino aeroporto si è sentita dire che i tamponi non si fanno più allo sbarco ma in città, a propria cura. Falso ma credibile. In parallelo, altra testimonianza sul drive in, in relazione coi tamponi volontari, sempre a Roma, in attesa dalle dieci e mezzo fino alle quindici abbondanti, in auto in fila sotto il sole.

Non saprei dire se le difformità normative da porto ad aeroporto, da Regione a Regione,siano lecite. So solo che dai tempi in cui, bambino, sentivo invocare l’attuazione regionale e relative mini autonomie, è passato tempo e anche esperienza. L’attuale caos che mette gli uni contro gli altri, i presidenti di Regione fra loro e col potere centrale, la dice lunga sul passato, presente e anche futuro però.

Quello a breve ci parla di preoccupazione per l’incombente avvio dell’anno scolastico che, garruli, dal Ministero promettono sicuro e tempestivo. Poi, pur non essendo interessato, né direttamente né indirettamente, quello che leggo mi mette assai ansia. Troppe le aree d’incertezza e, dunque, vi citerò solo quelle che mi colpiscono maggiormente. Ci dicono che gli spazi sono ridotti e che il famigerato distanziamento sarà difficile da rispettare. Alcuni geni pensano di utilizzare come spazi integrativi le scuole parificate. Ma non sono già impegnate dai normali allievi di quelle sezioni? Ci dicono che bisogna evitare assembramenti e quindi niente controllo col termo scanner ma lo si demandi ai genitori. Anche a quelle madri bambine che, poco più che maggiorenni hanno un bimbo in età prescolare o scolare? Irresponsabili nel metterli al mondo, diventano improvvisamente mature e responsabili, anche di fronte a poche lineette di febbre?

Non confondiamo, per favore, responsabilizzazione e senso di responsabilità, diffusi fra i nostri giovani e casi neanche tanto limite, come a Scampia dove la funzione sociale di alleggerimento familiare, fra asili e scuole è ben diversa rispetto a quella della scuola montessoriana di Milano.  Non si può, è indecente demandare ai singoli, alla loro buona volontà, al loro essere aggiornati sulla normativa in vigore al momento e in quella specifica realtà cittadina. Il potere centrale, a costo di impopolarità, prenda in mano la situazione, ricordi ai poterli locali i loro ambiti, zittendoli quando ne escono ma anche sollecitandoli, se latinano.

Non si può passare il tempo col metro in mano, in favore di telecamera, per misurare le distanze fra i banchi o, peggio, prevedere una mattinata intera di lezioni con i ragazzi soffocati dalle mascherine. Meglio tornare ai vecchi doppi turni, con le classi che si alternano fra mattina e pomeriggio o inaugurare una pseudo moderna didattica a distanza? E la funzione di socializzazione dove  l’accantoniamo? Tutte domande cui, per ora, non trovo risposte, al di la di generiche rassicurazioni. Ci rispondano, per piacere, punto per punto che poi molte altre lecite domande le aggiungeremo in corso d’opera.

CONTROMATTINALE 210/20

Chi di voi ricorda ancora la Milo, non la Venere ma la famosa Sandrocchia? Personalmente, l’ho forse più presente di molti di voi non solo perché sono cinefilo da più di sessant’anni ma anche perché, ai tempi della sua storia col produttore Morris Ergas, frequentavo un amico che del produttore era nipote. Da lui mi arrivava un’immagine positiva, familiare e quasi paesana che, nel tempo, si trasformò. Dagli schiaffi che al Gianicolo si beccò, in flagranza di adulterio, consumato in una roulotte parcheggiata per le riprese di un film che credo fosse proprio “La notte pazza del conigliaccio”, alla relazione segreta con Fellini che le fruttò una parte di rilievo in un film chiave del maestro di Rimini. La sua costante esigenza di restare a galla, un’era fa, la portò alla sceneggiata in diretta televisiva in cui gridò più volte Ciro, e non era un persiano ma il figlio che se la godeva dal salotto di casa, consapevole, al pari della mamma, di essere al sicuro.

Dopo qualche altra successiva sceneggiata, temo anche di matrice politica e trasformata in un mostro irriconoscibile, per l’età e forse anche per interventi estetici poco estetici, è scomparsa dalla scena e mi trattengo dal dire sceneggiata. Nel secolo in corso, chi mi sembra ne ricalchi lo schema (parlate di me, ad ogni costo) è “la” Santanché. Occhi splendidi ma viso per me indisponente da sempre, non è più di primo pelo, sussurrano che anche lei si rivolga al chirurgo estetico, più discreto ed abile di quello della Sandrocchia, e sgomita per essere al centro dell’attenzione. Immagino sia molto amica di Briatore se, come sembra, ha sentito l’impellenza di andare in tv a dire che lui, col virus, non c’entra. Si tratta di prostatite, normale affezione per un play boy attempato. Dubito che la tuttologa, già editrice e deputata berlusconiana, possa essere  anche urologa dilettante, anche se di intimità maschili, immagino, deve essere esperta, per età e frequentazioni ma la sua sortita è sembrata, a molti, diciamo pure stravagante.

Eppure, a seguito, grazie al mio pezzo di ieri, mi sono trovato a dovermi difendere, accusato di spargere il veleno del gossip, col povero Briatore (ambiguità del nostro lessico già rimarcate altrove) ricoverato per prostatite. Nel reparto Covid? Stravaganze da poveri ricchi?  Infatti, persino lui si deve esser reso conto dell’assurdità della situazione e si è concesso ad un’intervista telefonica in cui ha raccontato di come, recatosi al san Raffaele per disturbi di tutt’altra natura, sarebbe risultato positivo al virus. Poi, a fronte di una domanda appena più incalzante si è defilato per l’ingresso di due medici che dovevano controllarlo. Un attimo dopo risultava immobilizzato da una qualche terapia, prescritta d’urgenza.

Intendiamoci bene. Malgrado le malevole interpretazioni di alcuni, non auguravo il male a Briatore, come a nessuno. Gli auguravo ieri e lo ribadisco anche oggi, con poca fiducia di essere compreso da chi non sappia leggere, una terapia efficace che gli insegni come, secondo il Totò della livella, sfigati o billionari, siamo tutti fatti della stesa materia organica e in futuro, il più tardi possibile, sia per Briatore che per me stesso, torniamo ad essere cenere, restituita alla cenere. Eterni sì, ma solo come concime.

CONTOMATTINALE 209/20 (b)

Personalmente ho in mente Briatore più per la parodia che ne fa Crozza che direttamente anche se, seguendo da sempre la Formula 1, dovrei ricordarlo, intervistato in fase di pre gara. Ho visto una foto recente in cui esibisce barba bianca su abbronzatura uniforme ma la prominenza addominale c’è tutta. Ci dice, dall’alto della sua consumata saggezza, che i poveri, cioè io e anche tu che mi leggi, sono degli sfigati, costretti ad accontentarsi di donne racchie. Non sono molto aggiornato sulle frequentazioni femminili più recenti che il Briatore in salsa sarda può vantare. Dalle sue parole desumo però che a lui stia bene se le ragazzine che esibisce lo seguano solo per il suo conto in banca. Non cercherò, peraltro, di spiegargli come il rapporto fra femminile e maschile, nelle due direzioni, sia regolato da altre variabili soggettive, come il fascino, difficile da trovare in una sciacquetta o l’esperienza, anche erotica, che richiede maturità anagrafica o, banalmente, perfino quel dettaglio fisico, perfino imperfetto che di una persona può fare, per la persona giusta, la differenza vincente.Raramente, lo ammetto, perfino il Q.I. che sta per quoziente intellettuale, cosa che illustro non a voi ma, in caso, al play boy e al suo emulo .

Se Briatore a me sembra poco affascinante ma potrei sbagliare, sono certo che Massimo Boldi possa essere escluso, d’ufficio, dal gruppo dei brutti ma affascinanti, tipo Belmondo, per capirci.  ll suo personaggio si è costruito sulla figura del sempliciotto che fa da spalla, nel cinema panettone, a qualche affascinante sciupa femmine, come chiamano a Napoli “gli uomini che non devono chiedere, mai. ” Per confermare il suo personaggio, pare che se la stia prendendo con le norme anti virus, lecito, negandone addirittura, l’esistenza e questo non è, invece, lecito.  Non so proprio se Boldi frequenta il locale vip che Briatore gestisce in Costa Smeralda ma faccio notare come, in un’isola felice che per un po’ era esente dal virus, proprio in Sardegna e proprio nel locale di Briatore si è sviluppato un focolaio del virus incriminato. Della serie vieni avanti cretino, anzi, venite avanti cretini?

Una che certamente non è cretina si confida  oggi con noi. Ci racconta di essere studentessa universitaria all’estero e, trascorrendo le vacanze a casa, in Italia, si è attenuta scrupolosamente alle norme anti virus, incluso il distanziamento sociale e tutto il resto. Solo una sera ha derogato, per non defilarsi rispetto alla festa di compleanno tenuta al chiuso, in onore di un amico. Poco dopo, ha evidenziato sintomi che l’hanno spinta del medico di base. Questi, vuoi per ignoranza specifica, vuoi per faciloneria, l’ha tranquillizzata e così lei è rimasta in famiglia, condividendo il divano davanti alla tv, il desco, ovviamente e, affettuosa e nostalgica all’apprestarsi al suo impegno lontano da casa, sbaciucchiando dal fratellino ai genitori e, sopratutto, un nonno amatissimo.

Risultato? Tutta la famigliola risulta positiva al virus, con sintomi  variabili per tipologia ed intensità. Il guaio è, piuttosto, rappresentato dal nonno che è l’unico della famiglia in terapia intensiva e, se forse è oggi fuori pericolo, l’ha scampata bella. I sensi di colpa che la ragazza ci partecipa sono interessanti. Chi non vive l’esperienza, quale che sia, non conosce ma parla, quasi sempre a sproposito, come Briatore o Boldi. Eppure i Media si affannano a riprenderne le esternazioni, come adesso chiamano le flatulenze che questi squallidi emettono, non diversamente da tutti noi. In fondo, flatulenze a parte, anche io vi sto comunicando, qui ed ora, miei criticabili pensieri in libera uscita.

CONTROMATTINALE 208/20

Personalmente ho in mente Briatore più mediante la parodia che ne fa Crozza che direttamente anche se, seguendo da sempre la Formula 1, dovrei ricordarlo, intervistato in fase di pre gara. Ho visto una foto recente in cui esibisce barba bianca su abbronzatura uniforme ma la prominenza addominale c’è tutta. Ci dice, dall’alto della sua consumata saggezza, che i poveri, cioè io e anche tu che mi leggi, sono degli sfigati, costretti ad accontentarsi di donne racchie. Non sono molto aggiornato sulle frequentazioni femminili più recenti che il Briatore in salsa sarda può vantare. Dalle sue parole desumo però che a lui stia bene se le ragazzine che esibisce lo seguano solo per il suo conto in banca. Non cercherò, peraltro, di spiegargli come il rapporto fra femminile e maschile, nelle due direzioni, sia regolato da altre variabili soggettive, come il fascino, difficile da trovare in una sciacquetta o l’esperienza, anche erotica, che richiede maturità anagrafica o, banalmente, perfino quel dettaglio fisico, perfino imperfetto che di una persona può fare, per la persona giusta, la differenza vincente.Raramente, lo ammetto, perfino il Q.I. che sta per quoziente intellettuale.

Se Briatore a me sembra poco affascinante ma potrei sbagliare, sono certo che Massimo Boldi possa essere escluso, d’ufficio, dal gruppo dei brutti ma affascinanti, tipo Belmondo, per capirci.  ll suo personaggio si è costruito sulla figura del sempliciotto che fa da spalla, nel cinema panettone, a qualche affascinante sciupa femmine, come chiamano a Napoli “gli uomini che non devono chiedere, mai. ” Per confermare il suo personaggio, pare che se la stia prendendo con le norme anti virus, lecito, negandone addirittura, l’esistenza e questo non è, invece, lecito.  Non so proprio se Boldi frequenta il locale vip che Briatore gestisce in Costa Smeralda ma faccio notare come, in un’isola felice che per un po’ era esente dal virus, proprio in Sardegna e proprio nel locale di Briatore si è sviluppato un focolaio del virus incriminato. Della serie vieni avanti cretino, anzi, venite avanti cretini?

Una che certamente non è cretina si confida  oggi con noi. Ci racconta di essere studentessa universitaria all’estero e, trascorrendo le vacanze a casa, in Italia, si è attenuta scrupolosamente alle norme anti virus, incluso il distanziamento sociale e tutto il resto. Solo una sera ha derogato, per non defilarsi rispetto alla festa di compleanno tenuta al chiuso, in onore di un amico. Poco dopo, ha evidenziato sintomi che l’hanno spinta del medico di base. Questi, vuoi per ignoranza specifica, vuoi per faciloneria, l’ha tranquillizzata e così lei è rimasta in famiglia, condividendo il divano davanti alla tv, il desco, ovviamente e, affettuosa, sbaciucchiando dal fratellino ai genitori e, sopratutto, un nonno amatissimo.

Risultato? Tutta la famigliola risulta positiva al virus, con sintomi  variabili per tipologia ed intensità. Il guaio è, piuttosto, rappresentato dal nonno che è l’unico della famiglia in terapia intensiva e, se forse è oggi fuori pericolo, l’ha scampata bella. I sensi di colpa che la ragazza ci partecipa sono interessanti. Chi non vive l’esperienza, quale che sia, non conosce ma parla, quasi sempre a sproposito, come Briatore o Boldi. Eppure i Media si affannano a riprenderne le esternazioni, come adesso chiamano le flatulenze che questi squallidi emettono, non diversamente da tutti noi. In fondo, flatulenze a parte, anche io vi sto comunicando, qui ed ora, pensieri in libera uscita.

CONTROMATTINALE 207/20

Ieri sono incorso in un infortunio telematico di cui vi dico subito. Nell’ambiente Facebook mi sono imbattuto in una notizia d’epoca che accusava il Partito Democratico  di detenere un patrimonio immobiliare più che consistente. Articolo apparentemente serio ma lanciato dal solito titolo urlato e fuorviante che attribuiva a Bersani, come persona fisica e non come allora segretario del partito, tale proprietà. La testata, di destra, non è particolarmente qualificata ma il contenuto dell’articolo meritava attenzione, anche perché non mi risultano querele, all’epoca. Sono stato duramente criticato per averlo ripreso nella mia pagina e mi si attribuiva adesione alla notizia, mentre a me sarebbe piaciuto saperne di più o che, comunque, si fosse “aperto il dibattito”, proprio perché, invece, non ne sapevo nulla.

Qualcuno, particolarmente sagace, ha notato e sottolineato come si tratti di notizia datata, cosa che aggrava l’eventuale assenza successiva di ulteriori passaggi, dalla smentita ufficiale alla querela per diffamazione. Altri, addetti ai lavori, mi hanno criticato senza, peraltro, entrare nel merito della faccenda e questo mi è apparso superficiale. Le calunnie, se non rintuzzate puntualmente, continuano a circolare e diventano verità inattaccabili, se non attaccate al momento.

A questi due o tre amici benevoli che mi hanno trattato affettuosamente da vecchio rincoglionito, si sono associati parecchi altri, gregari e gregarie che non sono andati oltre la lettura da parte loro del titolo scandalistico e che, pur non avendo nulla da dire lo hanno espresso, fra un bravo e un bene, in appoggio ai miei critici. Seccante in toto ma ciò che mi ha disturbato maggiormente è stata l’etichetta, di destra che chi non mi conosce affatto, mi ha appioppato. Eppure, chi mi segue, potrebbe sapere come io abbia più volte espresso l’andamento storico dei miei voti, mai andati a destra e, al massimo, al Partito radicale, negli anni di suo maggiore impegno civile referendario.

Mi piace analizzarmi,criticarmi ed emendarmi, non solo in privato ma anche a confronto coi miei amici, solo quelli autentici e non nominali, però. In questo quadro, mi sono domandato cosa possa, nel mio esprimermi liberamente, aver portato qualcuno a pensarmi elettore, o anche solo contiguo, alla destra. Come ho votato in passato l’ho espresso apertis verbis più volte in passato e anche un attimo fa, accennandolo. Credo, spero anzi, indipendentemente dal mio tracciare croci su questo o quel simbolo, di essere una persona indipendente dal pensiero di massa. Posso scegliere di volta in volta chi mandare  a rappresentarmi in Parlamento ma non ho mai compiuto l’errore di mettere assieme fede e ragione.  La fede, minuscola o maiuscola non mi appartiene purtroppo e, fin da ragazzino sostenevo, forse un pelo supponente come sono i ragazzi che usano il cervello, di avere in sospetto chi abbia ed esprima troppe certezze. Allora si usciva da poco dal fascismo, oggi ne siamo lontani ma la mia frase, per me, ha tuttora senso.

In un mondo in cui nell’anno venti venti mi capita di leggere, da amici che stimo e cui voglio bene, questioni di “fede calcistica”, accetto solo  lezioni di merito e non di forma. Dei loro amici ed amiche osannanti e queruli, invece, posso fare a meno, volentieri. Resta, senza risposta, il quesito indiretto che avevo lanciato sul tavolo, non verde ma virtuale.

CONTROMATTINALE 206/20

Ieri sera, secondo alcuni  miei amici personali di Facebook, cui si sono subito accodati altri, a me quasi sconosciuti e al traino dei primi, avrei commesso una gaffe grave. Può anche darsi ma se nella mia pagina mi limito a riprendere una notizia giornalistica questo non significa che io sposi quella tesi ma solo che vorrei discutere quel tema che mi sembra interessante, di cui so poco o nulla e che vorrei approfondire.

Da amici addetti ai lavori, per intenderci giornalisti di lungo corso, mi sarei aspettato un’integrazione o smentita rispetto alle notizie riportate dalla testata quotidiana. Il tema è quello  del patrimonio dell’ex PCI e delle sue successive metamorfosi, ritenuto particolarmente pingue  in termini di immobili,, forse iper valutati dal giornalista malizioso ma inoppugnabili nella loro esistenza. Un immobile, lo dice il vocabolo, non lo sposti anche se lo si può occultare, grazie ad  un Catasto inattendibile e in arretrato da sempre.Possibile iper valutazione  economica ma non lo si può ignorare.

Va bene, il titolo è malizioso ed attribuisce a Bersani quel patrimonio che, essendo lui al momento segretario del partito, era ed è tuttora, piuttosto,  in capo al partito. Ovvio che una testata che milita sul fronte della destra spari titoli che, molto spesso, sono fuorvianti rispetto al contenuto del pezzo cui fanno riferimento ma ieri sera ci si è divertiti ad esercitare il tiro al piccione, io, senza mai entrare nel merito. Non solo le persone gregarie che commentavano usando il minimo di vocaboli, “mi associo”, ma soprattutto coloro che stimo e da cui mi sarei aspettato contro argomenti. Non basta ricordare quanto,  poco o tanto sia, da sempre, svaccata questa o quella testata giornalistica. Se mi diffama la querelo, non faccio spallucce perché, si sa, la calunnia è un venticello, eccetera. Dove è la denuncia del Partito?

Anche le pietre sanno che sono cresciuto a Napoli ma pochi sanno che Gerardo Chiaromonte, esponente di spicco del Partito nel corso del secolo passato, deputato, direttore dell’Unità, presidente di Commissione anti mafia, insomma non un peone, aveva sposato la cugina di mia madre, Bice Foà ed erano entrambi architetti, anzi lui ingegnere credo. A Napoli abitavamo vicini,  li incrociavo spesso ma si era di generazioni diverse e non li frequentavo, pur seguendone le vicende personali e familiari.

Nella stessa città, oltre a personaggi come  Eduardo, Napolitano, Valenzi, La Capria e Rosi, avevamo “il matematico napoletano” Caccioppoli, l’ingegner Cosenza che progettò l’Olivetti di Pozzuoli e che teneva come animale da compagnia, in casa, un leoncino e anche un senatore Palermo che si faceva servire a tavola dal cameriere in giacca e guanti bianchi.

Cito tutti loro perché nel mio microcosmo napoletano degli anni sessanta, direttamente o indirettamente li conoscevo e posso testimoniare le differenze comportamentali fra i due deputati, col Palermo nobiluomo e con Chiaromonte austero e molto serio, in pubblico come in privato. Dirò di più. La nave scuola che mi introdusse  ai piaceri della carne era anche l’amante segreta di un autorevole personaggio di quel giro e da lei appresi fasti e nefasti relativi comprese le feste molto particolari che in un faraonico appartamento di villa Lucia, al Vomero, avevano luogo, presenti tutti i già citati e le loro donne, fino all’alba. Più che la vodka pare fossero le bottiglie di champagne francese ad accompagnare l’immancabile caviale russo.

La morale? Non ce l’ho. Sono però abbastanza anziano per ricordare ma non abbastanza per rifiutare di apprendere ancora come mi insegnavano mio nonno e mio padre che “studiavano”ancora,  a ridosso dei loro novanta anni .