Per riuscire oggi a entrare qui e scrivere l’odierno pezzo, ho dovuto mettere in atto un artificio; il sistema non mi riconosce più come creatore e amministratore della pagina. Da due giorni o più il correttore del mio cellulare non esiste, mi ha mollato senza preavviso. Ieri sera, per entrare nella mail e in alcune pagine virtuali ho dovuto esibire le relative pass word. Fra poco sarò dal dentista e spero non mi chieda passaporto o carta d’identità, almeno lui che è perfino un amico.
Sono scombussolato e non tanto per la seduta stomatologica in attesa o per le richieste di credenziali, quanto per il clima politico generale. Il signor Conte ha accettato l’incarico e, con sprezzo del pericolo, dovrà mettere assieme diavolo e acqua santa, nemici di ieri che dovrebbero esprimere un programma, logico e coerente. Ma che logica potrebbe esserci fra coloro che vogliono una politica espansiva e quelli che sognano una decrescita felice? Un contrasto già visto nei mesi scorsi, fra No Tav e salviniani che sarebbero stati pro MOSE e già pensano a nuove infrastrutture, lucrose per loro e per i loro bacini elettorali.
Il tempo passa e anche brontosauri come Berlusconi cambiano pelle ma non cuore. Negli anni ottanta in casa Mediaset, dicono scritto di suo pugno, circolava un dress code che era nato per gli uomini in video ma era applicato rigorosamente anche nei palazzi della televisione privata. Abiti blu, o comunque interi e scuri, anche in estate. Camicia esclusivamente bianca e cravatta blu, a piccoli pois bianchi. La stessa cravatta, un clone di Marinella, se con disegnini al posto dei pois, era considerata una pericolosa forma di devianza e di trasgressiva opposizione verso il Caimano.
Dopo tanti anni, a Cavaliere appiedato, Berlusconi ha smesso le camicie bianche e le cravatte, con o senza pois. Vestito intero scuro ma camicia aperta sul collo e da tempo, nera o grigio scuro. Sono futile nel notare e segnalare? Forse, o forse no. Le camicie nere ci dicono qualcosa sul dress code dell’ex Cavaliere che ha un senso. Da un lato, intende svecchiare se stesso e la propria immagine. Dopo mogli potenziali di facciata e cane Dudù in luogo di nuova prole, oggi fa del giovanilismo di destra, estrema. L’altro lato, infatti, lo vede contrapposto al giovanotto, già suo servitorello e oggi capetto indiscusso dei verdi, nel senso dei Lumbard, e dunque, si propone come moderato ma il suo vestire ci dice che vorrebbe recuperare quella destra estrema che non fa schifo a nessuno di loro, scosciati alla Salvini o in giacca come i fedeli di B.
Uno che ha preso alla lettera la vecchia uniforme degli studi di Segate é il vice presidente uscente, un signore che qualche dubbio e molti incubi, notturni ma anche no, li dovrò pur avere, Ha portato il suo Non Partito a dimezzare, almeno, le intenzioni di voto e sente caldo l’alito dei suoi concorrenti sulle spalle. Rimanda il redde rationem per ragioni di necessità, la crisi da superare e già pensa al ricorso alla Piattaforma Rousseau per far approvare un programma, tutto da capire, se e quando lo avremo. Ho solo una certezza, la incompatibilità se non già dei partiti, dei programmi di questi e spero tanto in elezioni che mettano Salvini di fronte alle sue responsabilità. Torni a bordo, cazzo e faccia il suo dovere, novello Schettino.