CONTROMATTINALE 184/19

Per riuscire oggi a entrare qui e scrivere l’odierno pezzo, ho dovuto mettere in atto un artificio; il sistema non mi riconosce più come creatore e  amministratore della pagina. Da due giorni o più il correttore del mio cellulare non esiste, mi ha mollato senza preavviso. Ieri sera, per entrare nella mail e in alcune pagine virtuali  ho dovuto esibire le relative pass word. Fra poco sarò dal dentista e spero non mi chieda passaporto o carta d’identità, almeno lui che è perfino un amico.

Sono scombussolato e non tanto per la seduta stomatologica in attesa o per le richieste di credenziali, quanto per il clima politico generale.  Il signor Conte ha accettato l’incarico e, con sprezzo del pericolo, dovrà mettere assieme diavolo e acqua santa, nemici di ieri che dovrebbero esprimere un programma, logico e coerente. Ma che logica potrebbe esserci fra coloro che vogliono una politica espansiva e quelli che sognano una decrescita felice?  Un contrasto già visto nei mesi scorsi, fra No Tav e salviniani che sarebbero stati pro MOSE e già pensano a nuove infrastrutture, lucrose per loro e per i loro bacini elettorali.

Il tempo passa e anche brontosauri come Berlusconi cambiano pelle ma non cuore. Negli anni ottanta in casa  Mediaset, dicono scritto di suo pugno, circolava un dress code che era nato per gli uomini in video ma era applicato rigorosamente anche nei palazzi della televisione privata. Abiti blu, o comunque interi e scuri, anche in estate. Camicia esclusivamente bianca e cravatta blu, a piccoli pois bianchi. La stessa cravatta, un clone di Marinella, se con disegnini al posto dei pois, era considerata una pericolosa forma di devianza e di trasgressiva opposizione verso il Caimano.

Dopo tanti anni, a Cavaliere appiedato, Berlusconi ha smesso le camicie bianche e le cravatte, con o senza pois. Vestito intero scuro ma camicia aperta sul collo e da tempo, nera o grigio scuro. Sono futile nel notare e segnalare? Forse, o forse no. Le camicie nere ci dicono qualcosa sul dress code dell’ex Cavaliere che ha un senso. Da un lato, intende svecchiare se stesso  e la propria immagine. Dopo mogli potenziali di facciata e cane Dudù in luogo di nuova prole, oggi  fa del giovanilismo di destra, estrema. L’altro lato, infatti, lo vede contrapposto al giovanotto, già suo servitorello e oggi capetto indiscusso dei verdi, nel senso dei Lumbard, e dunque, si propone come moderato ma il suo vestire ci dice che vorrebbe recuperare quella destra estrema che non fa schifo a nessuno di loro, scosciati alla Salvini o in giacca come i fedeli di B.

Uno che ha preso alla lettera la vecchia uniforme degli studi  di Segate é il vice presidente uscente, un signore che qualche dubbio e molti incubi, notturni ma anche no, li dovrò pur avere, Ha portato il suo Non Partito a dimezzare, almeno, le intenzioni di voto e sente caldo l’alito dei suoi concorrenti sulle spalle. Rimanda il redde rationem per ragioni di necessità, la crisi da superare e già pensa al ricorso alla Piattaforma Rousseau per far approvare un programma, tutto da capire, se  e quando lo avremo. Ho solo una certezza, la incompatibilità se non già dei partiti, dei programmi di questi e spero tanto in elezioni che mettano Salvini di fronte alle sue responsabilità. Torni a bordo, cazzo e faccia il suo dovere, novello  Schettino.

CONTROMATTINALE 173/19

Questa mattina, nell’alzarmi dal letto, ho percepito, palpabile, il passaggio di stagione, dopo che ho visto l’azzurro si è oscurato il cielo e sembra che stia minacciando pioggia. Sarà poi come spesso un falso allarme ma è un segnale, Come quelli dell’inizio delle scuole o del Festival ddl Cinema, qui al Lido.Quando ero un ragazzo il magone post vacanze mi attaccava come poi, da impegnato nel mondo del lavoro, l’autunno era pieno di programmi e non a caso vado dicendo, da forse mezzo secolo, che l’anno inizia davvero da Settembre: Peraltro proprio l’anno, per in il mondo ebraico il capo d’anno ci sarà fra pochi giorni e lo decisero quando scuole e business erano molto diversi da oggi.

Lungo preambolo odierno per ricordare l’alba di un nuovo governo, che anche se non so come sarà, a ore lo dovremmo sapere, mi appare già fragilissimo, perfino più di quello che lo ha preceduto. Al di la delle stucchevoli questioni sul signor Conte si o no, discontinuo o emergente, al di la di DI Maio che, inedito va in giro in bermuda e, anche più incongruo, al fianco di una ragazza, non di un transessuale, nulla davvero cambia inclusa la stanca speranza, quella di un governo di legislatura. Una dizione che è auspicio di un governo che superi l’anno di vita ma che porta talmente sfiga, ogni volta, che andrebbe bandito, ex lege. Una più, una meno, che cambia?

Nel frattempo il clima che cambia ce lo segna la solita corsa in soccorso dei nuovi governanti e sembra che il solito popolo che vive fra Rai, Mediaset e le redazioni giornalistiche, più lo show business, in parecchi mollino Salvini per tornare all’ovile della sinistra, pronti magari a solidarizzare ancora coi poveri palestinesi. Gentaglia non tanto diversa da quella che appoggiava il fascismo, quello vero, tracotante e orgoglioso del ventennio. Già allora i duci e ducetti, il fuhrer per primo, hanno retto per anni poi cadendo malamente. A quando il doppio suicidio Ferida Valenti? Non auspico la morte di nessuno, meno che mai di giovanotti, da tempo sottratti al lavoro dei campi dove dovrebbero riapprodare ma, almeno politicamente, quando muoiono questi?

La pratica della rianimazione bocca a bocca può inquinare, per contagio, proprio chi la applica e non vorrei che un PD, già in difficoltà da solo,  fosse azzerato da un  moribondo tracotante che non ha ancora preso atto della nuova situazione pre agonica, se non già irreversibile.

Se noi ci affidiamo, come sempre e da sempre, al nostro stellone, possiamo, forse, contare sui nuovi vertici europei, meno alcolici e più realisti dei precedenti Yunkér contrastati da un Draghi che pare sostituito oggi degnamente ma poi la crisi dell’auto tedesca, grazie a Trump e la benedizione, ancora  di Trump verso il nascituro nostro governo sono segnali di pericolo seri. Possiamo sopravvivere, come sempre, ad un governo di legislatura che non vedrà magari il cenone di Natale ma è più difficile sopravvivere se Trump ci respinge formaggi e Ferrari, sia spumante che auto di lusso.

Nel frattempo, qui a Venezia, il clima è cambiato ancora e il sole splende. Un buon auspicio per il Festival  e i leoni di cartapesta dell’ingresso o uno sberleffo, alla Pupi Avati?

CONTROMATTINALE 172/19

Un attimo fa leggevo un titolo che ci riportava un Cacciari indignato per l’indecente accordo in atto. Avevamo, davvero, bisogno che ce lo rimarcasse lui? Talmente indecente e contro natura che il giornalista, oggi ma già da ieri alla rassegna stampa di Radio Rai 3, ha detto, più di una volta, “patto Cinque stelle Lega”, tanto per non scomodare i freudiani. La redazione, sempre molto attenta e puntuale, in questi frangenti, non è intervenuta a correggere l’evidente errore ripetuto. Anche loro freudiani?

Per quel vocabolo trovo la seguente definizione: “Discontinuità sostantivo femminile. Interruzione che si ripete nel tempo e nello spazio, mancanza di continuità”. Un nuovo esecutivo, all’insegna sbandierata della discontinuità, non può essere, per definizione, un governo “bis” come già definiscono il Conte Bis. Una specie di ossimoro cui ci abituarono i DC di una  volta, con le famigerate convergenze parallele, evidentemente immarcescibili.

Perfino nel vocabolo dis-Conti-nuo, trovo l’esortazione a fare fuori Conti ma, su quel nome, i grillini non transigono, come anche il fratello di Montalbano fermo nel suo veto, pare, per i primi quindici minuti. Il toto ministri non è un tema che mi appassiona e scommetto, neanche voi ne fate un dramma ma se sento i soliti nomi mi domando e vi domando, dove sia la discontinuità sbandierata. Orbo io o ipocriti, molto ipocriti i nostri politici, aspiranti governanti? Posso capire la disperazione dei grillini, oggi grullati ai loro minimi storici e valutati sotto il dieci per cento. Capisco molto meno i compagni del Partito Democratico, pronti  a tutto pur di non andare al voto e di evitare l’ascesa di Salvini. Possibile che nella loro sostanziale posizione di forza relativa, ancora una volta, i PD si facciano sbertucciare e prevaricare dagli ultimi arrivati? Possibile poi che il probabile accordo, costruito coi tempi di Mattarella, debba poi essere valutato e approvato dalla base grillina, mediante referendum on line? Un metodo, fra l’altro, che fa acqua da tutte le parti ma che millantano come il sublimato della democrazia moderna, quella del grande fratello?

Ci sono tatticismi inaccettabili in politica. Evitare l’espressione del volere popolare non è democrazia ma una bella porcata.  Chi mi conosce sa che non sono accanto a Salvini e che mai lo voterei. Dirò di più. Per come si è mosso, negli ultimi giorni, mi è parso passato dai bagni di folla, bagnanti in costume, al ring da pugile suonato. Una reazione immatura e preoccupante, se arriva da uno che vorrebbe governarci. Arriva da uno che annuncia la crisi e poi si volta indietro a cercare chi fosse stato, per prendersela con quello, ovvero con se stesso. Non mi piace uno schizofrenico che ha un poker in mano da lui stesso servito e che, nel timore di una scala reale in mani avverse, abbandona il tavolo invece di rilanciare.

Eppure, se c’è un caso in cui il ritorno alle urne sarebbe un dovere della democrazia, quella autentica e certificata, è quello di oggi. Se un tempo votare, a distanza di un anno, non aveva senso, oggi la volatilità dei consensi è cosa del tutto nuova. Già un pesante ridimensionamento dei Five stars sarebbe un momento di verità. Poi, un Salvini vincente non  fa paura, specie oggi che abbiamo un’ Europa meno rigorosa sui conti. Ho scritto conti, non Conti  su cui sarei più che rigoroso, inflessibile. Fuori dalle palle.

 

CONTROMATTINALE 171/19

L’idea che il signor Conte, dimesso, sia presente al G7 e rappresenti me, come tutti noi italiani, mi fa sorridere anche se sono poco incline, nello specifico, alla letizia. Non è un inedito per noi, mandare a questi incontri internazionali, più prestigiosi che operativi, personaggi molto effimeri ma il tentativo di rendere Conte meno effimero di come già era dall’inizio della sua avventura, disavventura nostra, è patetico.

Un Tizio che era considerato il fulcro di comodo dei due contraenti, Di Maio e Salvini, oggi gioca quasi come leader operativo di una sola parte, dei Five Stars. In una politica italiana che tutto accetta e rende lecito, la palese fellonia del signor Conte diventa elemento determinante di attrito fra questi e quelli, fra Cinque stelle e Partito Democratico che però non ci sta.  Discontinuità è il vocabolo magico che i grillini non sembrano capire, così come non capiscono i nuovi ruoli del momento. Se Grillo, in persona, “di persona personalmente” come si sarebbe detto al fratello, versione Montalbano,  delira di unificare PD e Cinque stelle, non è detto che noi di sinistra, più o meno moderata, europea ed europeista, si possa accettare questa mossa, evidentemente disperata.

Le elezioni a breve non le vuole il Movimento che dai sondaggi è dato in caduta libera o in forte ridimensionamento, ma neanche le cerca Renzi che ha analoghe preoccupazioni e cautele, all’interno del Partito. Campare di rendita è molto meglio che ricominciare da zero, avrebbe detto Catalano ai tempi di Arbore, in televisione notturna. Adesso anche chi alle elezioni puntava, se legge i sondaggi, Salvini, immagino ci stia ripensando. Perché, proprio lui che dovrebbe lucrare sulla crisi e che di fatto l’ha aperta, anzi socchiusa, adesso appare incerto sul trionfo che si aspettava e che, pare, potrebbe non esserci affatto, costringendolo a tornare ad Arcore, “senza piangere e senza ridere”, come nella vecchia filastrocca di noi infanti.

Insomma, se Mattarella stringe i freni dei tempi e, secondo me, anche i denti, sospetto che, oggi come oggi, a nessuno farebbero comodo le elezioni, se non a noi tutti per chiarezza e vedrete che a ultimatum scaduto, domani sera il Capo dello Stato sarà ancora più inalberato, anche se non ce lo mostrerà. Non so prevedere nulla ma se, sotto tortura, dovessi decidere, punterei per scommessa su un mandato tecnico che risolva le patate bollenti che Salvini non ha pelato e che non si sente di pelare, da qui a dicembre. Sarà per questa ragione che i nomi che circolano reagiscono schernendosi col mitico “hic manebo optime”, dal Presidente della Camera Fico fino ai nomi meno noti e poco prestigiosi. A nessuno piace essere bruciato subito, in un tentativo disperato  e pro forma o, ad essere ottimisti, criminalizzato subito dopo la Fiducia, per una Legge Finanziaria pesante con l’IVA che va su portando su, com sé, i costi e giù le nostre risorse, più o meno magre. Meglio fare i pesci in barile e aspettare il solito “servitore dello Stato”, uno disponibile a sacrificarsi, o per senso di responsabilità o per masochismo civico. Il nome? Non torturatemi, non ve lo dico, anche perché, davvero, non lo so mica. Che sono, Mattarella, io?

CONTROMATTINALE 170/19

La modernità è quel fenomeno per cui se un tempo si era in caccia affannosa di un telefono a gettoni, ricordate il film Il Sorpasso come esordiva?,oggi si fanno operazioni bancarie di tipo spaziale. Non un’esagerazione pubblicitaria la mia ma, addirittura, il primo, inedito, caso di reato consumato nello spazio. Pare che l’astronauta americana che era in attività extra terrestre, sia entrata fraudolentemente in un conto corrente bancario non suo, per ficcanasare sui movimenti dell’intestataria del conto stesso.

Una curiosità motivata, non sappiamo come e perché, ma che si consuma all’interno di una coppia gay. Non ci facciamo illusioni. Sappiamo benone come gli stessi problemi che si vivono nelle coppie eterosessuali si consumano anche in coppie gay, di entrambi i sessi. Tradimenti  e perfino delitti, per gelosia o altri motivi, sono parte dell’esperienza gay e credo, anzi, che la passionalità, nel modo omosessuale, sia perfino più acuta e talora violenta di quella del mondo etero.

Ciò che è però molto interessante e nuovo, nel caso, al di la di gay o etero,  è il dato che segna, in assoluto, il primo reato compiuto nello spazio. Chi lo commenta oggi sulla stampa sembra più interessato alla novità folcloristica che non ai risvolti giuridici, per me invece, interessantissimi. Il Diritto Internazionale che è competente in materia, è disciplina relativamente recente, del secolo scorso. Lo studiai con un docente che era anche preside di facoltà, al Cairo, per dire come fosse “internazionale” e sospetto che il suo volare da Napoli al Cairo agevolasse il consumo più sicuro e protetto di stupefacenti, segnalato da uno sguardo liquido e sempre assente del prof.

Il testo del professor Q. era tutto incentrato sul Diritto Internazionale Pubblico, ovvero sui rapporti fra Stati mente al Privato, rapporti fra privati o fra privati e Stati, erano lasciate solo poche pagine, in coda. Allora ci si limitava a discutere di confini o di acque territoriali e poco di contratti fra aziende. Questo caso, invece, apre nuovi orizzonti. Ad esempio, l’aver usato per l’intrusione strumenti di comunicazione molto sofisticati, disponibili perché a bordo di un mezzo spaziale non di proprietà personale che tipo di reato configura? Meglio, che aggravante aggiunge al reato di per sé banale?

Che tipo di legge va applicata? La navicella è nello spazio e l’armatore penso sia, o potrebbe essere, un consorzio di più Paesi. Se il Diritto ci dice che una nave o un aereo che siano al di fuori di spazi nazionali, resta parte del territorio originale dell’armatore, da cui la bandiera simbolo a poppa, nel caso frequente di più Paesi consorziati quale sarà la giurisdizione corretta da applicare?  Possono apparire casi limite e oziose speculazioni da parte di chi, come me, nulla ha da fare se non ragionare spaccando capelli in quattro, ma non è affatto così.

Già oggi le grandi aziende multinazionali, Amazon per citarne una sola a caso, fanno il bello e il cattivo tempo e, ancora una volta, il Diritto Internazionale Privato, Cenerentola giuridica viene chiamato in causa. Col “nuovo che avanza”,  con o senza Spazio, ci toccherà riprendere in mano i vecchi testi del mio ex professore che più che turco napoletano, era egizio napoletano e tossico legale?

CONTROMATTINALE 169/19

Qualcuno ieri, a giusta ragione, ci proponeva il confronto fra “i ragazzotti” oggi al potere e gli statisti che esprimevamo un tempo: De Gasperi, Togliatti, Nenni, La Malfa e Almirante, giusto per una memoria ad ampio spettro e senza pregiudiziali. Certo, c’erano anche i peones e i giganti, dall’anima nera di Anreotti fino al povero Moro che pagò per i vari Tambroni  e per gli squallidi serventi al pezzo del solito Andreotti, specialista nello scegliersi impresentabili come collaboratori più diretti. Un certo Evangelisti, uno per tutti (a Frà, che te serve?) ma anche i mafiosi come Salvo  Lima  e picciotti. Comprensibile, con quel panorama che, da sinistra come da destra, ci fossero esaltati pronti a giocare alla Resistenza, uccidendo politici o cittadini come i magistrati, più altri servitori dello Stato come i sindacalisti e terrorizzando il Paese tutto.

Oggi i nostri politici di punta grazie a Berlusconi e al Senatùr,  più Grillo che già erano dei Carneade della politica, abbiamo la possibilità di citare solo  Salvini e Di Maio le cui storie personali umiliano chiunque abbia appena-appena conseguito una laurea. I due partiti sono infatti il trionfo della mediocrità, sia iniziale che attuale e questo, anche grazie al sistema, si fa per dire, selettivo dei Five stars, consente a chiunque abbia qualche amico di arrivare a Roma, magari da Venegazzù o da Canicattì.

Sento dire che il vecchio guitto ormai afono si è risvegliato dal coma  tosco-ligure, si è sciolto dall’abbraccio caldo, anzi esotico della seconda moglie, una che viene dal modernissimo mondo dell’Islam radicale, per ritornare a dirci che il Partito non partito è di sinistra e che l’accordo con Zingaretti “s’adda fare”. S’adombra perfino la riforma del Parlamento, una riforma non riforma perché si limita a ridurre i numeri senza mutare le funzioni e , dunque, solo facciata per i gonzi, per coloro cioè che alle prossime elezioni potranno bersi la favoletta che “non li hanno lasciati fare”. Una riforma frettolosa che richiede maggioranza bulgara,  inutile o quasi poi, se le funzioni delle due Camere restano le stesse di oggi. Per chi non aveva capito le riforme del governo Renzi e votò, alla leggera, contro il referendum, vi siete resi conto della cazzata che avete fatto? Votando con D’Alema che giurava riforme l’indomani, avete aperto le porte alla ditta Salvini&Di Maio, oggi in pressing  e ancora non ve ne rendete conto. Sì, proprio tu, caro amico o amica che, da sinistra, avete votato assieme alle destre di Berlusconi e Larussa sei pesantemente responsabile di ciò che ci tocca subire oggi e non venirmi a fare la lezione di democrazia.

Quella, la Democrazia (d maiuscola non  per partito ma per rispetto all’alto concetto) vuole si torni al voto e pazienza se Salvini & Camerati vinceranno. Il potere logora, checché ne dicesse il divo Giulio, dunque lasciamo che si logorino senza puntelli da sinistra che segnerebbero la fine definitiva del Partito. Non a caso Grillo sogna, ci dice oggi, una fusione a sinistra fra “loro e noi” che sarebbe la fine di una storia lunga e spesso, non sempre,  perfino gloriosa della nostra area progressista. Il senso del dovere va bene ma niente cupio dissolvi con suicidi politici, per favore.

CONTROMATTINALE 168/19

Cosa direste se il già chiacchierato Brugnaro, sindaco col cuore più a Mestre che a Venezia, decidesse di abbattere gli alberi, alla Biennale, o di buttare giù il ponte dei Sospiri o, addirittura, quello dell’Accademia come, udite udite, quello di Rialto? Certo, Venezia è patrimonio culturale dell’umanità ma anche il polmone della Terra, la foresta amazzonica è parte della nostra realtà comune, quindi patrimonio comune.

Il pittoresco Bolsonaro sembra non concordare e ci dice che i problemi dell’Amazonia sono un suo problema interno. Vero, ma se pensa che la foresta fluviale più importante del nostro pianeta sia una faccenda interna,  solo brasileira o anche venezuelana, si sbaglia di grosso, come Brugnaro sbaglierebbe (e sbaglia) su Venezia, città internazionale, ormai da tanto, troppo importante per essere lasciata alla deforestazione di un sindaco e perfino ad un governo regionale o nazionale.

Anche la foresta amazzonica è di tutti noi per parecchie ragioni: perché permette anche  a noi occidentali, come ai cinesi inquinatissimi, di respirare ma anche perché ha al suo interno biodiversità infinite e tuttora non del tutto conosciute, inclusa una  serie di tribù aborigene che vogliono vivere secondo i propri costumi millenari e senza essere rotti le scatole.

Appena ieri ho visto un bel documentario, girato a Roma in un country club che , immagino, fosse l’Acqua acetosa, e, comunque descritto come a pochi passi dalla città. Vi si raccontava la storia di un giardiniere, addetto alla manutenzione,  seconda generazione che già prepara la terza, dedito alla cura dei campi e alle piante circostanti. Il nostro eroe intrattiene un rapporto, personale e speciale, quasi affettuoso e paterno, col bio sistema. Ci ha mostrato le infinite varietà di mammiferi ed uccelli ma anche di insetti e perfino serpenti che non sospetteresti mai possano essere a portata di tiro da parte di un golfista. Gli stagni, colmi di palline vaganti, vengono periodicamente puliti da quelle e ospitano di tutto mentre lepri e fagiani coabitano sereni con gli attempati e distratti golfisti della domenica, più attratti dal green e dal country club, quasi un albergo, che non dalle biodiversità circostanti.

Se già a Roma c’è tanta vita nascosta, quanta ce ne sarà, addirittura ancora non classificata, nella foresta brasiliana? Eppure da tempo quel polmone naturale è sotto attacco. I contadini, spesso mandati dai latifondisti, cercano nuovi spazi  e lo fanno a modo loro, bruciando  migliaia di ettari di foresta vergine. Centinaia di incendi appiccati che riescono ad oscurare, per il fumo, perfino le città, come San Paolo ma è la modernità, bellezza.  Si sa, da sempre anche qui da noi, l’incendio libera il bosco e crea perfino condizioni ottimali, col concime naturale, conseguente all’incendio, per abbondanti rese agricole. Sarà per questo che Bolsonaro e tutta la dirigenza al potere, fanno il pesce in barile che, riferito al Brasile sembra un errore di stampa?

Se certe tradizioni agricole avevano senso fino a due secoli fa, oggi è inaccettabile che si continui così come sarebbe inaccettabile un sistema industriale come quello delle filande dell’ottocento, eppure in Amazonia siamo ancora all’ottocento del Far West del nord America, con la caccia ai bisonti e agli indigeni e con l’arrivo dei perseguitati in Europa, persecutori nel nuovo mondo. In tutto questo l’ONU e l’OMS dove sono? Non pervenuti ma se già latitano su temi ben più drammatici, come pretendere che parlino?

CONTROMATTINALE 167/19

Mai come oggi che è Ferragosto avrei voluto scrivere un pezzo leggero, se non ottimista ma poi le notizie non me me offrono lo spunto. Solo nella mia email trovo la storia di un giovane vice questore che negli anni bui, si chiamava Angelo De Fiore e veniva dal Sud, angelo anche di fatto, salvò numerosi ebrei e perseguitati dal fascismo. Insomma, indietro di più di settanta anni per trovare un po’ di luce.

Ieri a Genova Salvini e Di Maio non solo si sono ignorati ma hanno scelto di non condividere nemmeno il segno di pace, quella stretta di mano che spesso si svolge fra sconosciuti, contigui in chiesa, ed è parte del rituale cattolico odierno, forse recupero dal passato remoto. Non basta una tragedia o una prima fase di normalizzazione dopo quella, per stemperare tensioni ormai all’apice. Ormai il braccio di ferro fra Ministro degli interni ed altre Istituzioni, la brutta faccenda che vede la Open arms in una  fase di conflitto, fra Salvini che la vuole fuori e altri che la invitano ad entrare. e sono pentastellari, segna parecchi punti a favore del Matteo, quello al governo  e non ancora dimessosi.

Fin troppo facile ricordare che sarebbe stato molto meglio non aspettare in acque internazionali e fare rotta sulla Corsica, due giorni di navigazione col motore al minimo di giri.  Il guaio è che la Francia che non è sovranista, forse, che non ha una crisi politica in atto, sicuramente e che non ha Salvini o la Le Pen al governo, non avrebbe comunque lasciato entrare i richiedenti asilo politico. Allora, diciamolo chiaramente. Salvini potrà anche non piacervi ma gli altri, in giro per l’Europa? Il massimo di apertura sono le possibili suddivisioni da assorbite dai pochi stati disponibili, in piccoli gruppi e tutto andrebbe bene mentre è il Trattato  di Dublino che sarebbe tutto da rivedere. Dunque, è solo Salvini ad essere brutto, sporco e cattivo o anche i suoi camerati del’Est? E tutti gli altri nostri partner europei,  Spagna e Francia per prime? Loro non sono mica sovranisti, eppure…

Sei milioni è un numero che mi mette subito in allarme, perché mi ricorda la tragedia immane, potete capirmi, spero. Se dunque sento dire che in Siberia se ne sono andati per migliaia di incendi, grazie a siccità da cambiamento climatico, sei milioni di alberi, mi sento male. Un patrimonio boschivo in fumo che, volendo, richiede generazioni umane, pare più di un secolo, per essere recuperato come era, appena pochi giorni fa. Un polmone  forse non pari a quello amazzonico ma altrettanto vitale e invece se ne va in fumo, non dai camini dei mattatoi di Mathausen ma in atmosfera, comunque. Sei milioni di esseri viventi, anche se vegetali al cui interno però tutto l’ecosistema, zoologico anzitutto, finito, sradicato, azzerato. Ci dicono, i biologi e gli zoologi, che conosciamo da un quarto ad un terzo, al massimo,  delle forme di vita oggi sul nostro pianeta. Il rischio è che molte di queste non le conosceremo mai, perché le avremo distrutte prima di averne fatto conoscenza. Continuo? Meglio di no e Buon Ferragosto.

Da domani interrompo per qualche giorno e il Contro, già discontinuo per la stagione estiva, va in breve letargo.

CONTROMATTINALE 166/19

Vi avevo anticipato da ieri un tema possibile e ora e, per una volta, mantengo l’impegno anche se le notizie incalzano, scalzando quelle di poche ore prima.  Epstein per me è “solo” un nome ebraico e confesso di non sapere nulla sul poveraccio che si è suicidato in carcere, dopo che si diceva dovesse essere sorvegliato a vista, a seguito di un precedente tentativo in quella direzione, mal riuscitogli. Oggi, rispetto a ieri, sappiamo in più, ma come dubitarne, che la stretta sorveglianza era una burletta, con uno dei due neanche guardia carceraria e con un buco, nel servizio, di ore.

Non conosco, non so nulla sul personaggio, se non quello che ci raccontano, sulle sue amicizie e frequentazioni di alto livello, fra un ex presidente democratico USA e l’attuale,  repubblicano, tuttora in carica. In carcere lui, invece, per abusi sessuali a danno di numerose minorenni che erano  già dipendenti o aspiranti tali.  Una morte assai opportuna, dunque, prima che superata la depressione, avesse cominciato  a cantare  e fare nomi imbarazzanti per l’establishment locale. Un caso analogo, tempo fa, coinvolse un produttore di Hollywood, uno al top, coperto a lungo di fango e poi riabilitato. Di questo secondo, oltre al nome che è un trade mark di origine controllabile, so per certo che è ebreo e non so se la riabilitazione se la sia comprata o se sia, stata piuttosto, una doverosa riparazione.

Credo di sapere, dal di dentro, non  però da Hollywood che ignoro, ma dal mondo ebraico da cui provengo e di cui sono tuttora parte orgogliosa, che la sessualità che viviamo, noi ebrei da sempre, per generazioni millenarie è molto diversa da quella fortemente colpevolizzante, del mondo post  biblico e quindi evangelico. Chi abbia letto il Vecchio Testamento sa bene, al di la del Cantico dei Cantici, come nel testo formante dell’Ebraismo ci siano mille storie, non tutte edificanti nello specifico, come anche la poligamia e le paternità assai tardive.  Certo, nell’ortodossia ebraica moderna ci sono anche molti tabù sopraggiunti ma chi conosce Israele oggi, mi darà atto che c’è di tutto, specie un marcata disinvoltura sessuale, con donne giovani più che emancipate, aggressive sessualmente e pronte a passare da un partner ad un altro, o altra,  quando non ad averne contemporaneamente più di uno alla volta. Ho più di una testimonianza diretta, da parte di coinvolti o vittime, di questi modi di operare e quindi credo di sapere di cosa sto parlando.  E poi il Gay pride di Tel Aviv, avete presente?

Peraltro, nella storia delle persecuzioni anti ebraiche c’è stato spesso l’innesto di tematiche sessuali o parasessuali, perfino in quella nazista, definite appunto degenerate. Avete presente l’arte degenerata? Avete presente l’ossessione contro i matrimoni fra “ariani e giudei”, come contro la così detta promiscuità  fra le razze?  Anche rispetto agli africani il pregiudizio genitale era presente e pulsante,appunto. Fobie sessuali che potrebbero avere perfino ragion d’essere perché siamo più liberi, forse, ma anzi non a caso abbiamo espresso Freud e, dopo di lui, quasi tutta la cultura psicologica moderna. Anche o perfino la Psicosomatica attinge a piene mani da quella cultura comune che già conosceva mille cose,  sia nella Torah che nelle regole di vita familiare e sociale che vigono nel mondo ebraico, quello sefardita come aschenazita e perfino romaniota, con buona pace dei papisti sessuofobi e sessuomani, al di la del Tevere.

CONTROMATTINALE 165/19

La non crisi è al giorno numero due e, in attesa della sua formalizzazione, già si scatenano le grandi manovre come anche le incitazioni a questa o a quella scelta, da parte di un’Informazione cui non par vero di poter spostare l’accento dalla cronaca nera alla politica, più o meno bizantina. Se al Matteo Salvini dà fastidio la democrazia, con le sue regole e non mi allarmo per queste sue affermazioni è perché credo di averne da sempre valutato la tempra democratica modesta e di aver deciso che pur non stimandolo fra i politici, non è il rischio peggiore che stiamo correndo. Il guaio è che si è subito creato un fronte contro le elezioni perché i 5 stelle sanno bene che ne usciranno con le ossa rotte e vorrebbero, pensa tu, fare prima la riforma del Parlamento.

Ora, ragazzi belli, se il vostro partner, adesso in fase di separazione, sa poco di democrazia o gli sta stretta, voi siete messi anche peggio. Come potrebbe un Governo in crisi portare avanti una riforma così delicata e difficile da gestire, già in condizioni normali? Il guaio per loro, archiviata l’euforia di quattordici mesi fa,è che alle prossime elezioni, subito o più in là, usciranno fortemente ridimensionati, come ci dicono i sondaggi e il sentire comune. Ecco perché a livello di Movimento (quando matureranno e saranno partito?)  i vertici vedono le elezioni come il fumo negli occhi e i peones, i parlamentari di prima nomina, sono terrorizzati all’idea di esser buttati fuori per tornare ai sussidi di disoccupazione o ai corsi di formazione.

Ci dicono che anche nel Partito Democratico Renzi non vuole le elezioni. Beh, io ero a suo favore ma se davvero quella sarà la sua posizione non potrò proprio capirla. La democrazia non è una faccenda banale e non va a corrente alternata. Se Salvini vincesse le elezioni sarebbe un guaio, anche grosso, ma non una  tragedia. Per fortuna le sue velleità si misureranno con Presidenza della Repubblica e con gli altri organi di controllo che non  lo lasceranno fare e disfare come già sogna.  Vedrete che, fra pochi anni o mesi,verrà a piangere e lamentare contro questi, ovvero contro la democrazia e le sue forme che hanno anche sostanza. Il vecchio motto “chiagni e fotti “è sempre attuale e dunque Salvini, fra i vari suoi obiettivi ha anche quello di assorbirsi e gestire l’enorme debito che il suo partito ha nei confronti dello Stato, quel lascito che Belsito e il suo boss Bossi gli hanno lasciato in eredità.

Morire in galera è grave. Morire suicida quasi peggio, specie se il soggetto era a rischio, al punto da essere sorvegliato “a vista”.  Forse erano miopi, distratti o addormentati  i suoi carcerieri ma il suicida ce l’ha fatta e se ne è andato il tycoon, dal nome molto ebraico, condannato per reati sessuali a danno di numerose minorenni. Un tema, quello del sesso forzato e motivato da un potere molto suggestivo, che si tratti di un politico al top, o di un produttore di Hollywood di primissimo piano, o anche di un  industriale con tante dipendenti,  belle e minorenni che, potendo, vi riproporrò nelle prossime ore o giorni.