CONTROMATTINALE 84/22

Le cronache che ci arrivano dall’Ucraina invasa, sono quasi sempre orribili. Spingono alcuni ben pensanti, non so se in buona fede o in caccia di consensi facili, ad escludere la possibilità di entrare in guerra, negando realtà contemporanee e Storia, in un’unica soluzione. La guerra invece, purtroppo, è talmente insita nell’umanità che perfino il Libro inizia con una breve guerra fratricida che si consuma fra Caino ed Abele. Agli orrori che ci arrivano in tempo reale, fra massacri non solo di militari e uccisioni a freddo di passanti rei di cercare un farmaco se non addirittura cibo, si aggiunge la pagina dolorosa degli stupri.

I soliti ben pensanti pensano, appunto, che si tratti di propaganda ed allora, ammesso che siano lettori di qualità, ricorderò loro due opere letterarie di spessore. Nella prima, titolo La Storia, la Morante ci racconta l’amore materno che una vittima di stupro nutre per quel figlioletto che ne è il frutto proibito. Il secondo, in realtà scritto molto prima e a firma Luigi Pirandello, ci racconta la storia di un figlio ormai adulto che cerca la madre che lo ha rifiutato dalla nascita e che ancora lo odia. E’ frutto di uno stupro, già odioso come normale ma aggravato dalla presenza del compagno della donna che verrà poi decapitato e con la cui testa lo stupratore giocava a palla. A questi due titoli emblema del fenomeno, ne affianco un terzo, quel La Ciociara che non so se coevo o precedente La Storia e quindi non so nemmeno se Morante e Moravia fossero ancora coppia o già ex. Io che ricordo poco di tutto, credo che sarebbe interessante effettuare un’analisi comparata fra i tre titoli, specie considerando le due ottiche diverse, quella femminile contrapposta a quella maschile. Forse lo farò.

Non mi piace indulgere su orrori che non so però quanto siano presenti in coloro che davanti ad un caffè, a casa o al bar, leggono e si preoccupano, giustamente, per i loro risparmi e per il costo delle materie prime in inevitabile impennata, tiepidi o perfino indifferenti rispetto a ben altri drammi. E allora fatemi recuperare una notizia, una per tutte, che ci racconta di una donna ucraina segregata in cantina, nuda sotto il cappotto per essere pronta alle voglie dei suoi stupratori che poi pare l’abbiano anche uccisa. Una vulgata vorrebbe che questi episodi fossero e siano tuttora semplici forme di sfregio ma temo che il fenomeno, antico come il mondo, abbia radici ben più articolate e complesse.

I barbari che calavano nella nostra penisola ma anche i greci che conquistavano Troia, sentivano l’esigenza di modificare la composizione etnica dei paesi soggiogati. Lasciare tracce del loro DNA molto prima che questa nozione fosse stata scoperta, serviva a lasciare traccia indelebile del loro passare e questo spiega, in maniera ragionevole il fenomeno diffuso. Credo però che ci sia anche altro, il binomio eros e tanatos che si salda con quegli ormoni a palla che sono presenti in ogni gruppo di giovani e che si potenziano, se questi giovani da un lato rischiano la pelle mentre dall’altro sono spinti a conquistare, soggiogare, annientare. Ho il sospetto, nutrito da numerosi racconti che nel corso dei decenni ho raccolto da parte di militari e civili che vissero gli orrori della guerra mondiale, che un aspetto determinante delle conquiste militari sia proprio non solo l’umiliazione delle donne ma anche una presenza di geni conquistatori. Uccido uomini ma anche donne, militari ma anche civili inermi e, in più, lascio tracce del mio DNA che nessun detersivo potrà lavare via.

Nella Napoli degli anni quaranta nascevano bimbi neri, figli di soldati statunitensi che non stupravano ma che creavano coppie di breve durata, alimentate da scatolette di carne, cioccolata e AM lire, la provvisoria valuta coniata dagli occupanti o liberatori, secondo ottica soggettiva del momento. Fu allora che la musicalità napoletana espresse quella canzone che fa, grosso modo così, “E’ nat’ nu criatur, niru niru, sissignore… ” in cui le nascite di mulatti napoletani erano attribuite a… spaventi materni, più accettabili di gravidanze indesiderate. James Senese, forse ignoto o dimenticato dai più, era appunto saldatura fra musicalità napoletana e afro americana, frutto positivo almeno lui di un fenomeno vecchio come il mondo.

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