CONTROMATTINALE 173/22

E’ evidente come sia iniziata la campagna elettorale con tre partiti della destra che sono d’accordo su poco o niente, salvo sperare di poter esprimere il futuro capo del Governo. Un nome ed uno solo? Macché, perché all’autocandidatura al femminile si contrappone un disarcionato sicuramente e forse anche Salvini. Quest’ultimo ha appena ricominciato a frequentare il barbiere e chissà se questo non sia un segnale di maturazione generazionale. Quando si esibiva, alcune estati prima, in spiaggia, forse sentiva il bisogno di apparire più maturo rispetto ai tempi delle recenti ragazzate, quasi teppismi. Oggi, ormai convenientemente frollato per i vizi capitolini, è tornato dal barbiere, nuova campagna elettorale, nuovo look.

Una persona che non è mai andata dal barbiere, per fortuna aggiungo, è Maria Rosaria Garfagna, ministro in carica. Lo so, è più nota come Mara che è un nome più televisivo che salernitano, come è piuttosto quello che appare nei documenti personali. Se vi dicessi che non l’ho mai incontrata non vi stupirei ma lo dico solo perché ci fu invece una stagione in cui frequentavo Iva Zanicchi e Marco Columbro, Gianni Boncompagni, la sua spalla maschile e la sua preferita vittima femminile. Essì, parlo del figlio naturale di Rascel e di quell’altra di cui ormai non ricordo nemmeno più il nome, a segnare come fosse determinante in ambiente televisivo. Fra studi televisivi Rai e Mediaset, fra Roma, Cinisello e perfino Segrate, ero di casa in televisione, oltre naturalmente ad avere in casa la televisione, più apparecchi perfino, per esigenze professionali.

Purtroppo Mara Garfagna non l’ho mai nemmeno incrociata ma l’avevo in simpatia fin da quando, entrata in Parlamento, tagliò i capelli ed assunse look e modi adeguati all’ambiente. Non era certo emula di giovani sgallettate varie o di bellone attempate, quasi tutte satelliti del grand’uomo, esclusa Cicciolina. Da quei giorni non ricordo alcuna sua smagliatura, non penso certamente alle calze, e oggi che è ministro in sobri pantaloni o tailleur di classe, prende le distanze dal partito e dal fondatore di quello. Ci dicono anzi che l’ex palazzinaro e produttore televisivo fuori legge, l’ex contiguo alla mafia, non solo attraverso Dell’Utri, ex condannato penale e assegnato ai servizi sociali e non in carcere, solo per limiti d’età, sogna un’ennesima presidenza. Non potendo aspirare a quella della Repubblica e chissà se, sogni o deliri a parte, possa davvero se non arrivarci essere in lizza e perfino votato da qualche grande elettore, punta al Senato. Scenari che però prendo in considerazione solo per dialettica perché, anche se al peggio non vedo limiti, un tandem Draghi al Quirinale con Berlusconi numero due in quanto Presidente della camera alta, più che preoccuparmi mi fa ridere.

Leggo che Tajani dice che “Berlusconi presidente del Senato è riduttivo, può fare tutto … ” e certo, ha in alternativa o integrazione, un futuro come cantante intimista o come prima ballerina al teatro Manzoni di Milano. Peccato che il giovanotto, ex intrattenitore da crociere e tombeur de famme, già oggi abbia ottantacinque anni e per quanto megalomane, può effettivamente fare di tutto, perfino starsene a casa, quella scippata all’orfanella che, ormai, sarà perfino nonna. Gli anni passano per tutti, anche per lui, malgrado trapianti di capelli e iniezioni di dubbia composizione. Lunga vita biologica ma smetta di sognare per sé e perfino di sperare di mettere “uno dei suoi”, magari delle sue, al top.

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