CONTROMATTINALE 287/22

Si può morire a causa di un berrettino da base ball? Si può, eccome e non c’entra affatto il tifo sportivo che, in più circostanze, ha portato ad eccessi di violenza teppistica, con feriti e morti, perfino a seguito di colpi d’arma da fuoco. Non sto riferendomi affatto agli eccessi latino americani come anche britannici ma ad episodi accaduti qui da noi, in Europa come anche in Italia. Nel caso specifico pare che il berrettino però fosse in testa ad una ragazza, massacrata perché indossava un capo d’abbigliamento considerato lecito se fosse stato in testa ad un fratello o al padre ma sacrilego, meritevole di lapidazione se indossato da una fanciulla. Il riconoscimento del cadavere pare sia stato molto difficile a causa dalle condizioni in cui era stata messa la vittima, massacrata di botte al punto di essere non facilmente identificabile da parte dei parenti. Temo che al dato fisico, orribilmente oggettivo, vada aggiunto il rischio non da sottovalutare che corrono, forse considerati responsabili della blasfemia, per quella ragazza che osava indossare un cappellino da maschio occidentale e non il velo, come si richiede alle donne di buon costume.

Un simbolo, forse sportivo, ha portato alla morte una ragazza che non sapremo mai se fosse davvero ribelle matura o, semplicemente, desiderosa di sentirsi alla moda come le sue coetanee di New York o Londra, Madrid e Roma. Nessuno infatti osa uccidere o molestare una ragazza per un cappellino da base ball. Qui da noi si uccide comunque ma per ragioni ben più solide. Metti ad esempio, quella ragazza straniera che però è cresciuta in Italia, divisa fra tradizioni familiari importate e suggestioni sentimentali, rappresentare da un amore locale, solo in quanto tale, disapprovato dalla famiglia al gran completo. Non a caso tutta la famiglia, a vari livelli di coinvolgimento, si è adoperata per lavare l’onta uccidendo la ragazza e cercando di farla sparire anche come cadavere.Abbiamo visto, perfino in più circostanze quelle immagini, orribili per quanto possono rappresentare, coi maschi che rientrano, pale in mano, dall’interramento del cadavere della ragazza, loro sorella e figlia. Se tutta la famiglia è incriminata e in galera, salvo credo la madre che è agli arresti domiciliari, lo dobbiamo al nostro sistema giudiziario e alla revisione del Codice penale che, quando ero ancora un ragazzetto, prevedeva il delitto d’onore. Una norma che attenuava la condanna, fino a clamorosi casi di proscioglimento.

Se il nostro costume, negli ultimi sessanta o settanta anni, si è evoluto, ci sono Paesi che hanno fatto lo stesso percorso a ritroso. Poteva non piacerci l’Iran dell’ultimo Scià, fra due mogli molto rappresentate nella stampa gossip e perfino con una sorella che ci veniva raccontata come la belva di Tehran, bella e crudele come si vuole nei romanzi esotici. In quegli anni un mio amico era stato per lavoro nella capitale persiana e ne era tornato indignato. Al tasso di inquinamento elevatissimo faceva riscontro una vita notturna inesistente e non so dire se fosse subito prima o, piuttosto, col rientro di Khomeini dal suo esilio europeo. Penso fosse prima ma so che il dopo Scià è stato molto peggio rispetto ai tempi in cui Reza Pahlavi, autoritario quanto volete, ripudiava la bella Soraya per la più giovane e fertile, bellina quanto basta per dargli finalmente un erede al trono, Ciro secondo la tradizione ma poi Ciro il piccolo, dal momento in cui dovette riparare all’estero con mammà, per salvare il collo di entrambi.

Un passo avanti e due indietro in molti Paesi del Terzo mondo ma non è mica detto che siano solo loro a soffrire dittature e prevaricazioni. Non bastano gli scontri fra Paesi a differente sviluppo, come si diceva e scriveva ai tempi ormai remoti della mia tesi di laurea che, appunto, entrava proprio in quella magmatica materia. Da quel lontano millenovecentosessantasei avremmo dovuto e forse potuto fare molti passi avanti in politica internazionale ma non è stato affatto così. A quelli tecnologici, fra realtà virtuale e virtualità reale, non si affiancano analoghi progressi socio politici. In troppe parti del mondo e anche noi fra questi, prevalgono governi democratici molto spostati a destra. Possiamo lamentare un Orban da un lato e gloriarci per la prima volta di una donna a capo del Governo. Peccato sia una ex fascista, post fascista o come meglio credete definirla ma, ad andar bene, avrà Margareth Thatcher come punto di riferimento, come benchmark, vocabolo di gran moda forse quaranta o cinquanta anni fa e oggi dimenticato. C.V.D. come da studenti scrivevamo a conclusione di un teorema.

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