CONTROMATTINALE 215/20

Continuo a procrastinare un tema leggero che ho in mente e che parlerà di Dogi, perché ogni giorno me se ne offrono altri, più urgenti ma anche  più deprimenti. Prendete la faccenda della modella esotica di Gucci. Sono stato fra i primi a dire che mi piace, pur essendo apparentemente poco curata, con quei sopracciglioni non depilati e quei lineamenti, obiettivamente disarmonici. Polemica da subito e poi ancora, consolidata a mano a mano che arrivavano sue altre immagini. Mi è piaciuta pochissimo, invece, la foto della stessa modella, braccio alzato in saluto nazi fascista e, per giunta, con l’altare della patria sullo sfondo. Credo di conoscere, almeno in parte, le motivazioni pubblicitarie della moda, alta, media e bassa ma ci sono limiti che andrebbero considerati. Ad esempio, quello del buon gusto.

Chissà se lo stilista di Gucci, non so chi sia ma accetto scommesse al buio sulla sua gayezza, ha scelto lui di far scattare la foto reato, quella che va contro la legge sull’apologia del Fascismo, ma è certamente lui che l’ha scelta e responsabile di un’altra foto che circola a corredo delle precedenti. Due modelli maschietti che sembrano usciti dal film La Dolce Vita, indossano vezzosi reggicalze e calze di nylon, senza nessun altro indumento in quella zona, mentre al di sopra sfoggiano abbigliamento e accessori tutti al femminile. E’ naturale, Gucci è una maison di moda femminile anche se credo di ricordare dei mocassini maschili, corredati dal caratteristico marchio borchia.

Da sempre il mondo della moda è tiranneggiato da sarti, poi passati di ruolo col nome di stilisti, che odiano le donne ma che pretendono di vestirle, poco interessati come sono a spogliarle e a rivelarne le avvenenze nascoste. Modelle sempre più giovani e anoressiche propongono i capi delle sfilate e ogni volta mi domando se sia più desumibile il marcato odio invidioso verso le donne o il desiderio di assomigliare loro. Non essendo dotati di tette e culo, insistono a voler vestire donne che hanno le forme di maschi adolescenti. Roba da convocare un congresso di strizzacervelli perché il fenomeno non solo s’inserisce in un settore produttivo formidabile ma inquina anche aspetti del costume delle nostre società occidentali. Infatti per i Paesi arabi, ad esempio, sia l’abbigliamento che la cosmesi seguono linee guida diverse, con prodotti ad hoc.

Non sono sciocco al punto di fingere d’ignorare come la moda risponda con prodotti che sono richiesti dal mercato, fatto da signore e signorine che vorrebbero essere magre ma che combattono, e spesso perdono la guerra, con la  bilancia. Proverbiali le diete che s’inaugurano in primavera, a ridosso di bikini, monokini e monoblocchi, ovvero costumi da mare che coprono tutto. Queste muovono altri mercati, da quello degli integratori alimentari a quello della chirurgia estetica, fino a quello delle palestre e del pilates o della ginnastica di gruppo in piscina.

Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina? La moda determina o segue il gusto del consumatore, vocabolo anche maschile perché le donne vogliono piacere soprattutto ai loro uomini, come a quelli delle altre? Solo poche sono orientate a voler sedurre loro interfaccia di genere. Oggi vi lascio così, senza tirare le fila del discorso, biasimando il saluto fascista usato da una maison che forse qualche precedente specifico, durante il  ventennio, l’aveva già. Ma questa è un’altra storia, anzi è già Storia.

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