CONTROMATTINALE 91/22

Sono nato nel corso della seconda guerra mondiale e, anche se non ne posso portare memoria diretta, sono convinto di essere rimasto permeato da quell’esperienza che ha sicuramente segnato la vita della mia famiglia d’origine. Le guerre sono orribili e anche se avevamo sognato che dopo quell’immane massacro, culminato con Hiroshima e Nagasaki, non ce ne sarebbero state altre, al contrario non c’è stato un solo giorno in cui, da qualche parte, non ci fosse uno scontro armato. Adesso ci risiamo e a poche ore di percorso automobilistico da noi si sta consumando un dramma le cui conseguenze nel tempo sono difficili da prevedere, fermo restando un punto certo. Quali che possano essere le linee di uscita, ne pagheremo tutti conseguenze pesanti e pesantissime.

Mi sto domandando, a titolo personalissimo, se dopo essere nato sotto le bombe e a rischio concreto di finire ad Auschwitz come troppi bimbetti ebrei della mia stessa generazione, oggi il rischio di chiudere la mia vita sotto una bomba moderna sia, più che un’ipotesi, una possibilità concreta. Sento già, dal fondo, la solita voce ottimista che mi rassicura. Certo, l’umanità ha superato in passato prove molto complicate e ne siamo venuti fuori e, infatti, non mi preoccupa il futuro dell’umanità ma, più banalmente, sono preoccupato per il futuro prossimo del mio Paese e, più specificamente, di chi mi sta leggendo.

Mi sembra di sentire da lontano la voce dell’amico ottimista che mi dice quello che già so, ovvero la capacità di autogenerarsi del nostro pianeta e in particolare della nostra specie. Grazie Mario, ci arrivo a capirlo anche da solo, anche senza il tuo prezioso contributo ma, oggi come oggi, te la senti di scommettere sul senso di responsabilità di personaggi come Putin, dopo che in passato abbiamo assistito alle gesta di suoi predecessori, non solo nel suo Paese ma in giro per il mondo? Nel corso degli anni mi sono domandato spesso quale sia, davvero, il rapporto di causa effetto fra popolazione e classe politica. Non mi stancherò mai di sostenere come possano cambiare le etichette ma non il contenuto del barattolo e quindi non so dire che differenza intercorra fra lo zar, Stalin e Putin.

La democrazia non si può esportare, anche questo è un mio pallino ossessivo e quindi, se decidiamo di non comprare più energia dalla Russia ci tocca di comprarla chessò, dall’Egitto che non è certamente un Paese democratico ed affidabile nel tempo. Non solo, ma perfino qui da noi trovi qualcuno che rispolvera deliranti teorie complottiste a base di burattinai, magari dal semitico naso adunco e dalle dita rapaci, che muovono le fila di noi burattini. Sarà forse anche per questo che vedo il mio futuro piuttosto fosco. E voi, il vostro?

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