CONTROMATTINALE 177/22

A volte i simboli ci vengono incontro senza che noi si sia fatto nulla per questo ed è, appunto, anche più notevole. Questa mattina a radio Rai 3 la rassegna della stampa internazionale che va avanti per cinque giorni alla settimana era sostituita, oggi sabato, da musica classica. Il concerto per piano ed orchestra di Serghej Rachmaninov mi ha accolto in bagno. Il buffo è che forse sessant’anni fa il primissimo disco che corredava il giradischi che pomposamente esibiva due cassette sonore separate che qualcuno mi regalò, penso fosse appunto quello. Non basta, perché il radiogiornale mi ha segnalato un brutto caso di cronaca nerissima accaduto a Civitanova Marche. Una zona che non frequento da almeno quarantacinque anni quando ero un giovane dirigente di un’azienda locale come responsabile della sede milanese della società industriale.

La memoria può essere scritta sia in minuscolo che in maiuscolo. Se vi parlo della mia memoria personale uso la emme minuscola ma se dovessi intendere quella storica, la Shoà per intenderci, la lettera maiuscola mi diventa obbligatoria. Oggi vi sto raccontando di memorie minute, di vissuti personali perfino angoscianti. Archiviata da tempo l’azienda di Potenza Picena, fallita da decenni e non per mia responsabilità, apprendo di un bruttissimo episodio di cui vi accennavo. Pare che a Civitanova dove credo mi capitasse di scendere raramente, quando utilizzavo il treno, un barbone disabile munito di stampella, sia stato ucciso da un qualche cittadino giustiziere fai da te. Non si tratta certo di un evento eccezionale ma quello che mi colpisce è il contorno. I bravi cittadini civitanovesi che non solo non intervengono ma, addirittura, si soffermano a registrare il tutto nei loro cellulari.

Mi domando con un qualche sgomento cosa pensino di farne. Di inviarli in Procura come possibili prove di reato o, piuttosto, farsene vanto on line, in gruppo circoscritto ma perfino in pubblico? La civiltà dell’immagine è piena di episodi e perfino di filoni criticabili ma anche penetrati ed accettati. Non prendo le difese d’ufficio nei confronti del poveraccio. Sarà stato magari un invalido molesto, un finto invalido accattone, un alcolista che lordava le linde strade e spiagge marchigiane. Ma la vita umana è oggi così tanto squalificata da farci imbattere in chi applaude nel sentire di naufragi e morti per annegamento e, certo, non si tratta di elite culturali e sociali che vengono in vacanza ma di poveracci, analfabeti o laureati in patria ma tutti in cerca di fortuna. Una cosa è dire, a giusta ragione, che i problemi del Terzo mondo vanno affrontati in loco e altro è negare assistenza a chi sta morendo o, comunque, sta correndo questo rischio. Eppure abbiamo in campagna elettorale politici che non solo proponevano respingimenti ma, addirittura, criminalizzavano coloro che pattugliavano il mare per prevenire le tante tragedie, note e spesso ignote, senza nome e senza i nomi delle tante vittime mai identificate. Da Mare nostrum a Mare mostrum?

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