CONTROMATTINALE 283/22

Una brutta notizia di cronaca, appena appresa, mi stimola a parlarvi di mezzi di trasporto a trazione animale. Se il Codice della strada definiva in quel modo i carretti trainati da cavalli o asini, scomparsi da tempo, oggi abbiamo monopattini e biciclette che si muovono grazie alla nostra “trazione animale”, essendo noi stessi gli animali. Il guaio è che il mondo animale, ad esclusione di quello umano, non ha etica ma ha coerenza di specie, mentre noi che avremmo etica manchiamo spesso di coerenza. Due giovani donne si sono incrociate tragicamente, una ha perso la vita in strada a causa di un incidente stradale cui ha fatto seguito la fuga dell’investitrice. Un tempo avrei stigmatizzato e vituperato l’omicida per questa sua fuga ma oggi posso comprendere, non giustificare, lo choc e il rifiuto di quanto causato. Fuga dal luogo dell’orrore e fuga dalla realtà che si miscelano fra loro.

Nel caso specifico l’investitrice è stata prontamente identificata e siamo rassicurati dal fatto che potrà essere giudicata e sanzionata nelle giuste sedi competenti. Va detto però che chi vive in città come Milano e Roma ha sempre più spesso il problema concreto di monopattini e biciclette che vengono parcheggiati malamente, ostruendo in parte o in toto il passaggio di pedoni. Poco male se si tratta di passanti giovani e in perfetta salute ma se sono madri con carrozzine, anziani, ciechi (ipovedenti è più utilizzato ma i ciechi li chiamiamo zero vedenti?) o costretti in sedia a rotelle, impediti nel passaggio?

Bici e monopattini possono essere recuperati da un passato prossimo o remoto ma non basta utilizzarli per essere immediatamente considerati persone corrette. Si può utilizzare un qualunque strumento corretto in modo scorretto o inappropriato, come nel caso in cui si utilizzi una forchetta per cavare un occhio del nemico o, addirittura, per ucciderlo. Molti anni fa, circa quaranta, ero diventato buon amico di un Doniselli che era titolare dell’omonima fabbrica milanese di bici. Lui viaggiava in aereo con la bici al seguito, convenientemente ripiegata su se stessa e in grado di seguirlo, come bagaglio da stiva. Una volta recuperata e velocemente rimontata, poteva essere da lui utilizzata per inoltrarsi in centri storici, tedeschi e francesi, chiusi al traffico veicolare. Una soluzione brillante ad un problema davvero complesso. Temo però che fosse una rara avis e anche se oggi ha in catalogo delle bici elettriche, dubito che ne possa vendere dei grossi quantitativi.

Se la città dove vivo è incompatibile con l’uso di bici, monopattini e pattini a rotelle, città pianeggianti come Milano possono avvalersi di quei mezzi a trazione animale. Mezzi pericolosi se in movimento ma altrettanto pericolosi se abbandonati senza criterio sui marciapiedi. L’intento ecologista dei ciclisti e dei loro derivati, fra monopattini e pattini a rotelle viene meno appena fermano i loro mezzi, specie se presi in sharing, dimostrando l’intento anarchico del neo ecologista. Se tu molli la due ruote accanto al muretto, io la sistemo di traverso sul marciapiede, va bene? Più ecologisti o più anarchici? Qui da noi, in Italia, le bici non sono dotate di targhette di immatricolazione. Ecco perché non sempre è facile identificare i responsabili di incidenti gravi o sanzionare chi abbandona la bici scompostamente, in posizioni che mi verrebbe da definire oscene. Se la triste vicenda che citavo in apertura ha identificato la colpevole in fuga, quanti altri episodi minuti, meno gravi ma non per questo privi di conseguenze negative restano totalmente anonimi ed impuniti? Se oggi vivo a Venezia, una città in cui quei mezzi sono banditi, salvo le bici giocattolo, posso ricordare ancora con spavento quella volta che, a Milano, uscivo dalla sede del Corriere della Sera e, quasi miracolosamente, avevo evitato un ciclista che pedalava velocemente sul marciapiedi rasentando muri e portoni delle case. Un delinquente? Non credo proprio. Probabilmente un cittadino convinto di essere esemplare nel suo ecologismo. Altrettanto sarà fra quei cialtroni che attentano alla sicurezza di mamme e ipovedenti, fieri del loro ecologismo.

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